E’ in atto una guerra e a combatterla sono auto bianche contro auto nere, ma non è Star Wars: è uno scontro che ha tutt’altro che aspetti manichei. Premetto che io adopero il taxi solo per lavoro e quando ovviamente sono rimborsato; stessa cosa per il NCC (Noleggio con conducente) e non ho mai usato Uber.
Recentemente sto chiacchierando molto coi tassisti che mi trasportano, di tutte le città. Ho, d’altro canto, diversi amici che sbandierano quanto sia figo Uber, che hanno speso pochissimo, che è comodissimo, che finalmente sono liberi dalle tariffe strozzine dei taxi ecc.
Per chi ancora vivesse sulla Luna, Uber è: “un’azienda con sede a San Francisco, (USA) che fornisce un servizio di trasporto automobilistico privato attraverso un’applicazione software mobile (app) che mette in collegamento diretto passeggeri e autisti. Le auto possono essere prenotate con l’invio di un messaggio di testo o usando l’applicazione mobile, tramite la quale i clienti possono inoltre tenere traccia in tempo reale della posizione dell’auto prenotata.”
Recentemente i tassisti stanno facendo guerra a UberPop: è un servizio dove io con la mia macchina privata posso diventare un loro driver e portare gente a pagamento, rispettando alcuni requisiti. Facendo, di fatto, concorrenza ai taxi: in fondo l’autista di UberPop non fa né più né meno che trasportarmi dal punto A al punto B, con un comodo sistema di pagamento automatico, laddove in alcune città italiane sono ancora pochi i tassisti col POS (e questo è un problema se sei di fretta e non hai contanti, che ho riscontrato di frequente).
Ecco i punti degli uberisti convinti: i taxi costano troppo. Indubbiamente vero. Nonostante io li usi solo con rimborso, trovo che le tariffe siano un po’ salate, specie in Italia dove non c’è una sana concorrenza tra compagnie che fa diminuire i prezzi, cosa che sta provando a fare la famigerata app in nero, entrando a gamba tesa nel mercato. I driver di Uber sono contenti perché chiunque di loro può lavorare senza comprare licenze costose.
Apprendo, dagli amici che usano la app, che gli autisti, in diversi casi, sono dopolavoristi che arrotondano e non lo fanno proprio “di mestiere”. Ovviamente tra loro ci sono neodisoccupati, come accade a coloro che diventano tassisti, troppo difficile fare una stima con i miei mezzi.
Inoltre, il pagamento avviene sempre tramite app con tracciabilità del percorso e senza contanti, cosa che, sulla carta, dovrebbe limitare le fastidiose truffe e i cambi di percorso che a volte vengono rifilate ai turisti dagli autisti (non neghiamolo: succede a tutti prima o poi di beccare il “furbetto” che ti fa fare il giro panoramico).
Ecco i punti dei tassisti: mi ribattono che loro sono molto più formati, fanno corsi sulla sicurezza, sulla guida, primo soccorso ecc. e l’auto ha delle dotazioni di sicurezza e controlli in più. L’autista di Uber è invece un privato cittadino che guida un’auto sua, come me o voi, senza formazione specifica e quindi “non saprebbe gestire adeguatamente un’emergenza”. Vero, anche se non credo che a molti di voi siano capitate emergenze in taxi, anche se il giorno che avrete bisogno, preferirete avere un autista che ha un minimo di training piuttosto che il tizio che abita di fronte.
Aggiungono il sacrosanto fatto che la licenza del taxi costa come un bilocale a Rapallo (non scherzo: parliamo di cifre a 5 zeri!!!) per cui molti tassisti devono fare un mutuo per comprare la licenza, e una volta presa, va detenuta per un po’ di anni con dei vincoli severi che impediscono la cessione facile. Quindi il tassista ha ragione di arrabbiarsi perché la concorrenza è davvero ìmpari, anche perché ci vogliono diversi anni per rientrare dell’investimento della licenza.
E’ ovvio che si può dire: “se arriva un concorrente, governo e società dei taxi dovranno accordarsi e abbassare i costi delle licenze, incredibilmente alti“. Certo, è probabile, ma questo non deve andare a scapito dei tassisti con una concorrenza dove non c’è storia. Purtroppo un’azienda privata non può che “fare baccano” e non può cambiare le leggi. In questo almeno, Uber ha fatto clamore e speriamo che qualcosa si muova politicamente.
Ora mi spoglio un po’ delle odiose cifre (“A single death is a tragedy, a million deaths is a statistic.”) ed entro nel discorso emotivo.
Recentemente vengo caricato in taxi da un ragazzo giovane che mi racconta la sua storia, e non è la prima volta, di licenziamenti, tagli del personale, lui sulla strada con la sola prospettiva di diventare tassista… la mamma che si ipoteca la casa per pagargli la licenza di taxi, 2-3 anni di turni senza festività, che deve fare per ripagare il migliaio di euro al mese di mutuo che ha pagato per la licenza. In una bella fetta di casi (nei miei non statisticamente significativi sondaggi, sono il 20-50%), i tassisti sono persone che lavoravano come dipendenti e sono diventate disoccupate, e hanno scelto la vita del tassista che è tutt’altro che riposante. Diciamoci la verità… Nessuno farebbe il tassista a meno che non sia obbligato dalle circostanze! Costi alti da recuperare, turni stancanti, traffico, multe, clienti che scappano senza pagare e aggressioni notturne da parte di clienti balordi e ubriaconi/drogati, rendono questo lavoro tutt’altro che appetibile.
Poi però, penso a chi vuole un passaggio in auto senza svenarsi per l’assenza di concorrenza, perchè gli fanno schifo (a buon diritto, visto il livello) i mezzi pubblici.
E capisco che Uber vs. Taxi è l’ennesima guerra tra poveri.
Da un lato l’assenza di libero mercato rende le licenze pazzescamente alte e forza le tariffe ad essere altrettanto alte. Dall’altro, l’arrivo di un concorrente privato in un settore dove c’era il monopolio, sbaraglia coloro che devono seguire un iter pubblico costoso e conservatore mettendoli in una situazione di forte svantaggio.
Arduo capire chi ha ragione.
I tassisti si incazzano e scioperano contro Uber. Gli Uberisti temono e anzi a volte subiscono aggressioni. Si combatte nei tribunali, coi sindacati. Tutti gli utenti sperano che vinca Uber per il semplice motivo che costa meno ed è percepito come identico al servizio “in bianco”. Eppure le sentenze iniziano a sfavorire UberPop, che già viene dichiarato illegale in molti paesi.
I combattenti, quelli veri, sono simili a quei poveri fanti della Prima Guerra Mondiale: una guerra di “morti di fame contro morti di fame”. E’ solo meno cruenta e si combatte coi portafogli.
E come sempre, si combattono i fanti mentre chi sta alle spalle, lucra. Perché la vittima è il poveraccio che paga 100-200.000 euro una licenza, come quello che deve spendere 25 euro di taxi per fare 15 km.
Mi piacerebbe solo che a prenderlo sotto la coda non fossero sempre le categorie meno abbienti: i passeggeri e gli autisti. Ma non siamo stati ancora in grado di sconfiggere il “darwinismo sociale” tipico dell’umanità, per cui non aspettiamoci troppa benevolenza da “chi sta sopra”.
A me però, fa specie vedere gli occhi di questo giovane tassista sgranarsi per un paio di euro di mancia. Mi dice grazie come se gli avessi donato uno Swarovski e io, mentre mi trascino il mio trolley verso il portone, provo amarezza, e un po’ di vergogna per la mia fortuna.