Il web si scatena crocifiggendola, ovviamente: ignorante, capra, mandatela in Siria, in India al posto dei Marò…
Si citano alberi genealogici evocati giusto al cenone di Natale (“mio nonno era partiggiano portami via” – “mia nonna era della Repubblica di Salonicco” – “mio prozio era quello che ha tirato la bombatomica su Fukushima“)…
Alcuni, non avendo parenti decorati al v.m. o avendoli parcheggiati da tempo in casa di riposo, si attaccano a quello che possono e le dicono pure che è un cesso, che non doveva vincere ecc.
L’Italia, si sa, è un popolo di santi, poeti, allenatori da pay tv e opinionisti. E blogger, aggiungo io 🙂
Ma la risposta della neoeletta miss, che non ha nemmeno vent’anni, non è tanto diversa da quella che centinaia di suoi coetanei avrebbero dato, magari in maniera anche peggiore (“vorrei tornare al tempo del nazismo per picchiare i comunisti e bruciare gli ebrei / vorrei tornare al tempo della guerra per fare il partigiano e impiccare i fascisti a testa in giù”). Bimbiminkia da Call of Duty che, in guerra, non sarebbero durati cinque minuti e avrebbero riempito le fosse con i loro capelli arruffati, in un selfie pre-morte.
Ieri arriva la replica della miss, che recita pressappoco così: “Mi sono spiegata male: mi sarebbe piaciuto essere come la mia bisnonna, che è ancora viva e mi parla sempre della seconda guerra mondiale.”
Allora mi sento di consigliare ad Alice, invece che insultarla come il resto del web, di andare proprio da quelle (ormai poche) persone come la sua bisnonna che erano vive e presenti durante la guerra, donne soprattutto, a chiedere loro come si vivesse sotto le bombe angloamericane, con le sirene antiaeree, gli stupri, i rastrellamenti delle SS, le rappresaglie dei partigiani, le deportazioni, l’assenza di cibo.
E dire che di film sull’argomento ne hanno fatti: meglio ascoltare chi ancora è testimone oculare e che presto, col tempo, non ci sarà più.
Ma se non avesse tempo, la cara Alice, di fare questo sforzo e se sua nonna non fosse riuscita a raccontare bene, ecco un estratto di questo articolo che descrive quello che voleva dire “essere donna nel ’42”:
“La vita quotidiana femminile in questi primi anni di conflitto venne scandita soprattutto dalla ricerca di generi alimentari. A differenza di quello che accadde nella prima guerra mondiale, vista la grande carestia, le madri e mogli si spinsero anche al di fuori del loro ambiente tradizionale, viaggiando fino ai territori di campagna, alla ricerca disperata di cibo, fino a ricorrere spesso anche al mercato nero.
Quando gli alleati iniziarono a risalire la nostra penisola però, la guerra vera e propria iniziò anche per le donne. Sembrava non esistere più una differenza sostanziale tra fronte militare e fronte civile. Intere famiglie venivano bombardate e uccise anche nelle loro dimore. La vita in casa divenne insostenibile, quasi come in trincea. Fu così che anche le donne vennero in contatto con gli orrori della guerra.”
E ancora:
“La vita si fece terribile sia per coloro che vivevano nel Nord Italia, occupato dai fascisti, sia per coloro che vivevano nel Sud Italia, sotto l’occupazione alleata. Infatti anche le donne che abitavano nel Mezzogiorno dovettero sopportare angosce e orrori tremendi: non solo la mancanza di generi alimentari, ma anche i soprusi e gli stupri commessi dalle truppe alleate. E le vittime spesso erano perfino donne molto anziane e ragazze giovanissime.”
Cara Miss, se devi essere esempio per tutte le tue consimili, cerca di non rispettare il cliché della sciacquetta ignorante, non assurgere a esempio negativo.
Fai vedere che sei di più che un paio di gambe e non fare un assist a tutti i vecchi che, grazie alla tua sparata, potranno dire “non ci sono più i giovani di una volta” o più genovesemente: “… ca vegna ‘na bèla guèra, ca te sistemma de lungu…“