No, non sono cinque soltanto, purtroppo: sono molte di più.
Non c’è da dilungarsi molto su Lo Hobbit 3, senza dire quello che è stato detto molte centinaia di volte: che non esiste fare 3 film su un libro per ragazzi di 300 pagine, che non si può inserirvi di sana pianta una storia d’amore interrazziale mai concepita dall’autore ecc.
Tralasciamo la trama. Non è questione di essere fan di Tolkien: occupiamoci de Lo Hobbit come film.
Debole trama anche con le aggiunte fantasiose e di sana pianta di Jackson e compagni, irreale fino al limite estremo, dove non sembra nemmeno lontanamente diretto da chi ha consegnato quel capolavoro che è la trilogia de Il Signore degli Anelli. Ci sta che un fantasy sia “fantastico”, ma non si possono trasformare elfi e nani in supereroi semi-immortali capaci di fare cose mirabolanti senza cadere nel grottesco.
Ma ciò che è imperdonabile è che tutto il secondo tempo sia una rivisitazione di Mortal Kombat misto a Warhammer Fantasy Battle, privo di qualsiasi sorpresa, scontato e messo lì fine a sé stesso.
Un videogioco della Play fatto a film, ma non uno di quelli belli, tipo Dragon Age, Mass Effect… giochi con bella trama e bella grafica: un gioco di quelli iper-grafica ma zero pensieri, quelli che giochi al massimo 20 minuti.
Ma Lo Hobbit ti dura 3 ore.
Ci sono lati positivi? Sì, circa 4-5 scene su 100 sono riuscite molto bene. Un po’ poco per quello a cui PJ ci aveva abituati con Il Signore degli Anelli.
Lo Hobbit è finito: andiamo in pace.
Rendiamo grazie a Dio (che sia finito).