Assassin’s Creed Origins: benino ma c’è ancora strada da fare

aco.jpgUbisoft ha sempre avuto in mano una gallina dalle uova d’oro: Assassin’s Creed (AC) una saga capace di usare l’enorme patrimonio storico dell’umanità per divulgare e intrattenere. Eppure gli ultimi due capitoli – Unity e Syndicate – lamentavano una certa stanchezza fatta di gameplay già visti e poco interesse nella trama. I tempi del buon Ezio Auditore, della cui storia familiare ci si appassionava, o del mitico pirata Edward Kenway (vera novità nel panorama AC), sembrano passati. Ci riuscirà Bayek, il precursore egizio degli assassini che vive in epoca tolemaica, tra Cesare e Cleopatra?

Strizzare l’occhio a The Witcher? Fatto. A Metal Gear? No…

Origins presenza per la prima volta una mappa terrestre enorme con moltissime location ben rese ma con insediamenti che si assomigliano, a parte le tre grandi città di Menfi, Alessandria e Cirene (differenziate in stile egizio, greco e romano). La mappa ha una CATERVA di quest e attività secondarie da svolgere, che faranno disperare chi cerca di completare il gioco al 100%. Tutto in puro stile The Witcher (aree divise per livello del personaggio), che rende questo il primo vero gioco open world della saga di AC, non confinato a una città ma a un intera nazione.

Se da un lato c’è molto da fare, quasi tutto si assomiglia: acquattarsi nel cespuglio, fare secche 4-5 guardie, essere scoperti dalla sesta, tirare fuori la spada, massacrare tutti, sollevare l’ostaggio e portarlo fuori.
La dinamica di gioco stealth è ancora poco premiante rispetto a capolavori come Metal Gear Solid V. Il risultato è che dopo una decina di missioni del genere si finisce per usare direttamente arco e spada in stile Geralt di Rivia più che Snake. La presenza di 3-4 tipologie di soldati ripetute (lo smilzo con l’arco, il fante medio con la spada, il tizio con la lancia, l’omone con la mazza) non aiuta la varietà, ma il combat system è notevolmente migliorato, pur senza raggiungere gli alti livelli di credibilità di Kingdom Come: Deliverance (che comunque è in prima persona).

Molto – forse troppo – importante il livello del personaggio e dei nemici: sebbene presente anche nel capolavoro di CD Projekt Red,  la mancanza di varietà dei nemici non rende molto credibile la disparità di forza tra Bayek e loro: quindi risulta frustrante che lo stesso omino con la lancia e l’elmo frigio, a 1 km di distanza diventi improvvisamente una cintura nera di Wu Shu.

La trama scontata

Bayek non ha grandi tratti di profondità: è mosso dalla vendetta personale a fare secchi il solito numero di perfidi pre-templari, ama la sua compagna in maniera integerrima e non è “grigio” abbastanza da risultare credibile. Il sunto è che ben presto premerete il tasto tondo per saltare le cutscene di intermezzo e passare direttamente all’azione, tranne per quelle che riguardano personaggi interessanti come Cleopatra.

Pro e contro

Per non farla troppo lunga ecco i PRO:

  • Ottima ricostruzione dell’Egitto tolemaico (vi verrà voglia di andarci in vacanza) e scelta del periodo storico: in un colpo solo ci sono egiziani, romani e greci.
  • Sistema di combattimento migliorato rispetto agli scorsi AC
  • Ottima anche la gestione dei combattimenti a cavallo (unico punto dove Origins batte Witcher e co.)
  • Grafica comunque notevole e libertà d’azione del personaggio vs. il paesaggio in pieno stile AC

Ed ecco i CONTRO:

  • Trama scontata e poco interessante
  • Personaggi piatti (ridateci Ezio ed Edward!!!)
  • Stealth poco remunerativo rispetto alla tattica “spara e spada”
  • Nell’ambito della stessa cultura, gli insediamenti sono tutti uguali (vista una città egizia –> viste tutte.)
  • Poco ispiranti i mini-game “corsa delle bighe” e “gladiatori” e malfatte le battaglie navali.

Vale la pena?

Se amate AC: sì, ma meglio aspettare che cali di prezzo (accettabile tra i 20-25 euro, secondo me) o fatevelo prestare 😉

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Pubblicato da Lorenzo Fabre

Lorenzo Fabre è un blogger e scrittore genovese. Il suo racconto d'esordio "La pillola" è pubblicato nell'antologia Continuum Hopper (Della Vigna), vincitrice del Premio Italia 2017. Fabre è anche tra i vincitori del Premio Racconti Liguri 2017 e si è classificato secondo al Premio G. Viviani 2017 per racconti fantasy. Recentemente ha pubblicato racconti di fantascienza nelle antologie Sarà sempre guerra e Futura Lex. Tra le sue passioni, oltre la scrittura, c'è anche la recitazione teatrale, la storia e la scherma storica medievale, i videogiochi “con bella trama”, le serie televisive avvincenti quali Game of Thrones, Black Sails, Breaking Bad e The Walking Dead, e le scienze, con particolare attenzione a quelle mediche e biologiche. Per ogni altra informazione il suo sito è http://lorenzofabre.com.

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