
No: non è un errore di battitura. Star Wars è ormai un’infezione cronica del nostro corpo che dura da 42 anni. A volte ci fa più male che altro ma continuiamo a seguire la saga nonostante le delusioni di ben 5 episodi su 9: persino quelle perpetrate dal suo creatore Lucas, con i suoi eterni ritocchini a scene già perfette nel ’77. A volte, essere un fan di Star Wars mi sembra come la vita di un tifoso del Genoa: eternamente sconfitto, ma mai sottomesso. Questa è la mia opinione di Star Wars Episodio IX, che può essere riassunta con un vecchio adagio chirurgico: “ubi pus, ibi evacua” (*).
Sappiate che ne ho talmente le scatole piene degli Skywalker che offrirò abbondanti SPOILER.
(*) = dal latino: “dove c’è pus, allora asportalo”
La sindrome di GoT
“Ciao, sono un prodotto che macina milioni ma devo riavviare il franchise, poi dargli una fine: non so bene come fare“. Sembra questo il dilemma di mamma Disney dopo aver speso 4 miliardi per comprare la Lucasfilm. Meglio puntare sul certo che sull’incerto: e allora prendiamo la vecchia trilogia classica, riscriviamo in parte la trama ma infiliamoci sostanzialmente lo stesso arco narrativo: un orfano con enormi poteri come il nonnino (aspetto un bello spin-off sul cognato del nipote di Qui-Gon e la zia della sorella di Darth Maul che si incontrano al Carrefour spaziale) si unisce a tre scappati di casa per contrastare il male perpetrato da un parente, di cui l’orfano è inconsapevole discendente. Guarda il caso i buoni ce la faranno e saranno pochissimi gli eroi principali a morire nel processo, giusto quelli più anziani: il cattivo diventerà buono e si sacrificherà alla fine. Se pensate che io abbia riassunto la trilogia classica, ora sapete che ho riassunto anche la nuova.
Passano due film, VII e VIII, tutt’altro che indimenticabili: il lento stillicidio gonadico che Lucasfilm ha riservato a uno dei fandom più esigenti del mondo già dagli albori è ingiustificabile. E improvvisamente J. J. Abrams si trova a gestire il finale di una ennealogia che NON può – per definizione – piacere che ai soli fan hard-core. Perché Star Wars ha degli aspetti religiosi, quasi dogmatici, per i quali non si accetta null’altro che la perfezione: o lo odi o lo eviti.
Ma ecco le esigenze di marketing: c’è tanta carne al fuoco e domande irrisolte. Perché non seguire l’esempio degli sceneggiatori del Trono di spade e infilare tutto a forza in un paio d’ore? Mettiamoci tutto quel che mancava. Dentro Lando, un penoso cameo di Wedge Antilles, addirittura le voci di Anakin e Ahsoka Tano di Clone Wars. Snoke era un cattivo poco carismatico. Allora riproponiamo Palpatine ma non introduciamolo gradualmente, no: ficchiamolo direttamente nei titoli di testa togliendo ogni sorpresa! Facciamo vedere nei primi 10 minuti un’immensa flotta di Star Destroyer Sith che avrebbe meritato la comparsa a metà film. Facciamo vedere la versione Starwarsiana del festival hippie Burning Man nel deserto del Nevada invece di qualche bel dialogo e mostriamo la coscienza integratrice di Rey.
Adesso basta: alla gente piacciono le devastazioni stile Marvel. Rendiamo la Forza un mero poteruncolo da supereroi: facciamo PalpaThanos che con un solo fulmine riesce a bloccare un’intera flotta: potere illimitatooooo! Esplosioni, cavalcate con cavalli fuori luogo, i soliti imperiali che non sanno mirare, personaggi secondari inutili come la tizia dei Daft Punk tanto per fare la fidanzarina a Poe o la selvaggia amazzone per sostituire Rose nel cuore di Finn. E mentre lo spettatore viene confuso da scene d’azione in rapida successione, non sacrifichiamo nessun personaggio tranne i vecchiardi e Canappia-Ren, interpretato forse dall’unico attore che riuscirà a fare qualche film decente.
Potrei andare avanti ancora ma la verità è che L’ascesa di Skywalker è forse uno dei peggiori Star Wars di sempre: stiamo parlando di livelli infimi peggiori di Episodio I che aveva perlomeno la sola colpa di essere troppo infantile, mentre questo non ha un’anima. Episodio IX è un trito di elementi ficcati dentro a forza nel tentativo di rispondere alle domande nella maniera più sciocca possibile, quella fantasia ormai distrutta da un prodotto che purtroppo, purtroppo, si vende da solo nonostante la bassa qualità e meriterebbe che il pubblico facesse uno sciopero ed evitasse di fare come ho fatto io: andare a vedere il film alla prima nonostante fosse nell’aria la poca ispirazione. Rimpiangiamo grandemente i due spin-off. Ha soltanto un paio di momenti degni di questo franchise, ma di fatto si tratta di un gulasch che non farà felici i fan più intransigenti.
Ma se c’è una cosa che Star Wars ci ha insegnato è che c’è sempre speranza. E questa speranza prende il nome di Rogue One, Solo, e il nuovo e pluriacclamato The Mandalorian. Per non parlare dei vecchi Clone Wars con l’ultima stagione alle porte e della futura serie su Obi Wan (e parliamone: ma a noi che ci frega di Cassian Andor?).
Ringraziamo le famiglie Skywalker e Palpatine per il loro contributo ma, al grido di “ok boomer”, adesso si levino dalle scatole. Largo al nuovo.