La guerra delle serie: Rhaenyra vs Galadriel

Gli Anelli del Potere e House of the Dragon sono appena terminate. Quale mi è piaciuta di più?
L’elfa dalle tendenze orcomicide o l’incestuosa Targaryen?

Certo, è un bell’anno per chi è appassionato di fantasy: le tre grandi potenze Netflix, Amazon Prime Video e HBO/Sky hanno sellato i loro cavalli di battaglia The Witcher, Gli Anelli del Potere (AdP) e House of the Dragon (HotD), in attesa che anche Disney + entri nel conflitto con Willow. Ma se le avventure di Geralt sono già roba natalizia dell’anno scorso, la contemporaneità dei prodotti Prime e HBO/Sky ha portato i fan a vedere insieme le due serie ed esprimere pareri.

È corretto paragonare gli AdP a HotD?

Per me sì, date le posizioni di partenza. Sebbene gli Anelli e Dragon abbiano target completamente diversi, si rivolgono ambedue al pubblico amante del fantastico, ma con una maturità diversa. Inoltre, partono da adattamenti (noiosetti, NdR) di due testi che non sono romanzi ma “libri di storia”.
HotD deriva da “Fuoco e Sangue” (oppure da “La Principessa e la Regina”, se preferite), cronaca storica ambientata nel mondo fantastico di George RR Martin, mentre gli AdP sono tratti dalle appendici storiche in fondo a Il Signore degli Anelli di Tolkien (NB: non è derivata dal Silmarillion, poiché Amazon non ne possiede i diritti).
Dunque gli showrunner non hanno potuto contare su molti dialoghi già scritti ma solo su una descrizione sommaria degli eventi fatta dagli autori. Con l’eccezione che Martin è ancora vivo e ha collaborato alla serie.

Vediamo insieme il mio parere, ma attenti: hic sunt spoilerones! (spoiler warning Stagione 1 de Gli Anelli del Potere e House of the Dragon, da qui in poi)

Gli Anelli del Potere: all in col budget! E la storia?

Lo dico subito: la produzione de gli Anelli del Potere è imponente. Lessi i libri di Tolkien da ragazzo dopo aver visto il delirante cartone di Ralph Bakshi, ben prima dei tre primi capolavori di Peter Jackson (no, trilogia de Lo Hobbit: tu no!!!).
La caratteristica tolkeniana, lasciata quasi intatta da Jackson, era una grande epicità dei personaggi, dei dialoghi e degli ambienti. Gli AdP manca molto di questo aspetto, consegnandoci, sì, un incredibile paesaggio ad alto budget in un misto di CGI e landscape neozelandese, ma ribassando l’aspetto epico/aulico solo a qualche desueto dialogo tra gli elfi, recitato col verbo in fondo alla frase (Yoda?), inframezzato da momenti troppo moderni (v. Isildur, in seguito).

Cast multietnico ma chissenefrega, purché la trama e la recitazione siano valide!

La polemica zero della serie (hobbit, nani ed elfi di colore? Sacrhilegiohh!!!11!!!) viene presto sedata dalla ottima performance attoriale di alcuni attori di colore, dai personaggi anche ben scritti (es: Sadoc il pelopiede tour operator e Arondir l’elfo poliziotto). Ma questo conta davvero poco. Nessuno si aspettava davvero un’aderenza a romanzi tolkeniani che nemmeno esistono (essendo solo quintali di appunti messi insieme dal figlio Cristopher), ma quantomeno mantenere la linea di Jackson (a parte Gimli macchietta, quello no). Gli AdP, più che una sterzata, fa una vera inversione a U, difficile da digerire. Ecco degli esempi.

Isildur e suo papà, che non è andato a vederlo alla partita di baseball

Isildur viene beccato da Elendil a voler “navigare verso Ovest”

L’arco narrativo dei futuri re di Gondor è la parte forse peggiore dell’intera serie, liquidati come fossero due tizi che vivono in una bella villetta a schiera del New Jersey, col padre che chiama “campione” il figlio. Si sono pure inventati una sorella geometra comunale e hanno completamente estromesso il fratello Anarion (wtf?), lasciando il rapporto tra Elendil e il figlio goffo, anacronistico (siamo pur sempre in un mondo medievaleggiante) e borghese. Niente a che vedere con Denethor e Faramir, pur con le diversità delle vicende, o anche di Theoden ed Eowyn. Isildur fa bisboccia coi suoi amichetti della scuola cadetti, facendo pasticci come fosse dentro American Pie. I numenoreani meritavano di meglio.

Stessa cosa per Theo con la madre farmacista, e lasciamo perdere che sia un locandiere a diventare la chiave per la creazione di Mordor. Seriamente, John Ronald, se stai sfondando la cassa stavolta ti capisco.

Galadriel: l’elfa pazza che sogna lo sterminio della razza

La vera cattiva della serie è lei!!!
meme da: https://9gag.com/gag/aME2gPM

Lo ammetto: quando Galadriel confessa all’elfo rinnegato Adar che il suo più grande desiderio è massacrare fino all’ultimo orco, lei coi capelli biondi e la pelle d’alabastro, l’ho vista bene in piedi su una sedia in una birreria di Monaco negli anni ’20 o su un manifesto di propaganda, ad arringare la folla scontenta dopo la sconfitta della Prima Guerra Mondiale. La Galadrielwaffe, però, non regge, schiacciata dal peso di una sceneggiatura pro girl-power (che non sarebbe un male, perché in House of the Dragon funziona!) e delle stupidità che la futura regina di Lorien non dovrebbe compiere (“ma sì: mi butto in mare che questa è la rotta di Costa Crociere, prima o poi qualcuno mi raccatta“). Ecco che diventa un personaggio odioso, pomposo e poco appealing, che non ne azzecca quasi una.

Ma qualcosa di buono?

Gli elfi di Rings of Power e i loro invidiabili capelli

Certo: tutta la parte incentrata sui nani è ben svolta, meno azzeccati i ciuffoni anni ’80 di Elrond e Celebrimbor (ma due parrucche no???) ma i loro personaggi sono comunque interessanti. Non da disdegnare il plot twist sull’identità di Sauron alla fine, bella la resa degli orchi e anche la parte dei Teletubbies, ehm ehm…. i pelopiedi, che dona un po’ di ironia scanzonata al tutto (carina la parte in cui elencano i morti, che sembra l’esito di una partita del vecchissimo videogioco Lemmings). E pure l’anacronistica discesa dal cielo di Gandalf (dai che è lui, su) è ben gestita.

In sintesi, gli AdP è una serie modestamente sceneggiata, con la sufficienza non raggiunta o giusto risicata, giusto per l’alto budget e per pochi momenti epici come la nascita di Mordor (vabbeh dai è un mondo fantasy, fanc*lo la vulcanologia!).

House of the Dragon (HotD): sgozza che ti passa

Gli uffici della HBO dove vengono sceneggiati il Trono di Spade e House of the Dragon

In effetti non mi pare di aver visto nessuno sgozzamento nelle 10 puntate, ma rende l’idea di un qualcosa che, sull’onda di Game of Thrones (GoT), ha sempre caratterizzato il mondo di George RR Martin: la violenza e lo shock. Il compiacimento di narrare tirando pugni nello stomaco al pubblico è la caratteristica primaria dei prodotti ambientati a Westeros, zero buonismi. Ecco che ci troviamo a dire “fammene vedere ancora, però mi fa anche un po’ ribrezzo” ogni scena di parto cesareo, sbudellamento, incenerimento ecc: HotD ha momenti horror che però ti fanno guardare con un occhio chiuso e uno aperto. Ed è la sua forza, dove gli AdP non osa mai. Come la costante sensazione che nessun personaggio sia al sicuro, neanche quelli principali (vedi Ned Stark). Sorry Amazon, non ci basta un Sadoc pugnalato per recuperare un po’ di ansia verso i personaggi.

Donne, du du du, in cerca di draghi

Rhaenys la tocca piano
meme da https://9gag.com/gag/aNwK2e4

La serie di Miguel Shapo… Sahpoch… insomma lui che già fece scalpore nella prima serie, è un concentrato di temi moderni declinati in salsa antica. In primis, lo svilente ruolo della donna che, già dal primo episodio, viene relegato a quello di giumenta; poi lo strapotere dell’aristocrazia contrapposto al popolino = carne da drago. Fin qui potrebbe essere anche neorealismo sovietico, ma quello che rende HotD una super-serie, non è la sigla scopiazzata (malissimo) da GoT, ma come si possa realizzare “Beautiful, ma coi draghi” e renderlo interessante e aperto sia al pubblico maschile che femminile. Qui, al posto della bomba atomica, il fulcro del potere è cavalcare un drago e incenerire gli avversari. E le donne possono farlo. E lo fanno. Questo girl power è assolutamente più delineato di quello di Galadriel, che non fa altro che piagnucolare ogni corte dove viene ospitata, manco fosse Dante, per andare a cacciare orchi.

L’irresistibile leggerezza dell’incesto medievale

I Targaryen dopo 3 generazioni di matrimoni tra consanguinei

Se Martin sia nato in qualche sperduto villaggio statunitense dove si copula allegramente tra cugini (o peggio), non si sa. Ma questa sua ossessione per l’incesto e le malattie genetiche ad esso correlate deve un po’ cessare. Questa parte è la meno interessante di HotD ma sottende comunque alle guerre familiari tra casate, prese pari pari dal medioevo anche senza andare a scomodare Lancaster e York (chi ha detto Lannister e Stark?)… che pure in Liguria, Doria, Spinola, Fieschi e Grimaldi se le sono date di santa ragione. Questo aspetto, l’ispirarsi pesantemente alla storia medievale europea, è l’altra forza di HotD che si tiene sul fantastico giusto coi draghi, ma resta coi piedi saldamente piantati nel patrimonio storico. Tanto che alcuni spettatori meno letterati pensavano GoT fosse una storia vera ambientata nell’Inghilterra del 1200…

Quella camminata poi, di re Viserys morente verso il trono, la ricorderemo tutti. Come le risate totalmente fuori contesto di Daemon.

Ma ha anche dei difetti

The "House of the Dragon" foot fetish scene has people shocked...
Quando “the Hand of the King” ti interessa meno di “the Feet of the Queen

La lentezza di alcune puntate tutte intrigo di corte, il ridicolo feticismo per i piedi di Larys Strong (come demolire un personaggio fighissimo), l’assenza completa di qualsiasi “personaggio “buono” per cui parteggiare (non se ne salva uno), i nomi tutti uguali (“oh ciao Bhela, Rhela, Erehla, Erebhela, Rhenis, Rhenir, Irheni, Erehnis, Baegon, Vaegon, Erehva, Viserya, Resyva, … ecchecacchio”) Ci) sono difetti, certo. Ma la perfezione nelle serie non c’è, vedi le ultime di Star Wars…

In soldons:

House of the Dragon, per me, è da 7 e vince a mani basse contro Gli Anelli del Potere. Che mi fa piacere vi sia piaciuta e rispetto la vostra opinione, ma a me no. Sono certo, però, che saprà imparare dagli errori e darci una seconda stagione migliore.

Ma per riassumere tutto, ecco Cartoni Morti che ci regala la migliore comparazione tra le due bionde. Buona visione!

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Pubblicato da Lorenzo Fabre

Lorenzo Fabre è un blogger e scrittore genovese. Il suo racconto d'esordio "La pillola" è pubblicato nell'antologia Continuum Hopper (Della Vigna), vincitrice del Premio Italia 2017. Fabre è anche tra i vincitori del Premio Racconti Liguri 2017 e si è classificato secondo al Premio G. Viviani 2017 per racconti fantasy. Recentemente ha pubblicato racconti di fantascienza nelle antologie Sarà sempre guerra e Futura Lex. Tra le sue passioni, oltre la scrittura, c'è anche la recitazione teatrale, la storia e la scherma storica medievale, i videogiochi “con bella trama”, le serie televisive avvincenti quali Game of Thrones, Black Sails, Breaking Bad e The Walking Dead, e le scienze, con particolare attenzione a quelle mediche e biologiche. Per ogni altra informazione il suo sito è http://lorenzofabre.com.

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