
E’ accaduto veramente.
La settimana scorsa ero a Londra, alla National Gallery. Come spesso mi piace fare quando vado lì, anche grazie all’ingresso gratuito che contribuisce a rendere questo luogo fruibile da tutti, girovago senza meta per le sale.
Al centro di una di esse, su una panca, c’è un tipico “businessman” giovane, biondo e tipicamente inglese. E’ vestito con un bel completo blu, cravatta, porta gli occhiali e ha una costosa borsa di pelle a fianco. Lo vedo disattivare la suoneria del cellulare, metterlo in borsa ed estrarre un taccuino. Con mia grande sorpresa, si mette a ricopiare a carboncino il quadro di fronte a lui: “Ragazzo morso da un ramarro” di Caravaggio. Per altro con discreta perizia. Sono ammirato. Sono contento e anche un po’ invidioso della tecnica di questo ragazzo. Gironzolo ancora per la sala, ho il tempo di andare a vedere i girasoli di Van Gogh e i due Leonardo; poi torno indietro per vedere a che punto fosse. Stava andando davvero bene.
E mi chiedo, sempre che egli non fosse un artista di mestiere e io l’avessi male interpretato come businessman, dove finisca l’uomo e dove cominci l’artista. Quello che in Wikipedia viene definito così:
“Con artista si indica generalmente una persona la cui attività si esprime nel campo dell’arte. Nel senso più ampio l’artista è una persona che esprime la sua personalità attraverso un mezzo che può essere un’arte figurativa o performativa. La parola viene usata anche come sinonimo di creativo. In un senso più stretto si definisce artista un creatore di opere dotate di valore estetico nei campi della cosiddetta cultura alta, come la pittura, la musica [ecc..].“
Credo che sia una buona definizione. Basta solo essere “creativi” allora? Oppure un artista è solo qualcuno che lo fa per professione, per vivere? Ci vuole un valore estetico? E chi decide che sia tale?
Vorrei coniare la mia definizione: un artista è qualcuno che genera delle emozioni, in se stesso e gli altri, attraverso opere performative o figurative. Anche alcuni sportivi potrebbero a buon diritto considerarsi tali (prendiamo ad esempio le nostre “farfalle“). Forse alcuni rarissimi giornalisti in veste di “cantastorie”. In questo senso, chi riesce a cavalcare un medium ed evocare qualcosa in chi legge, in chi guarda, in chi ascolta, può considerarsi per me un artista. E non è detto che debba esigere un tributo monetario.
Voi cosa ne pensate?