Non avevamo finito di leggere una marea di schifezze per il terremoto, che ci si è messo il Fertility day.
Nel post scorso avevo invitato a lasciare parlare gli sciacalli. Non mi sarei mai aspettato che la trollata della settimana, potesse arrivare da un ministero. Già potrebbe fare un po’ arrabbiare sapere che per questa campagna pubblicitaria, certamente si sono spesi soldi pubblici. Fa ancora più arrabbiare pensare che chi governa ritenga le persone in età fertile come degli imbecilli indolenti, pieni di soldi, lavoro e opportunità, che egoisticamente scelgono di non figliare.
La cosa ancora più imbarazzante è che chi ha partorito questa idea, pensi che a noi basti leggere un cartellone per slacciare la patta e buttarci sotto le lenzuola.
“Uh belin, Teresa: il governo ha detto che dobbiamo figliare! Smorti ‘a luxe” – “E cumme femmu co’e palanche?” Ma niente. Spinti dal governo, la foga amorosa è troppo forte per pensare alle conseguenze.
Qualcuno dice che questa è la prima di tante iniziative volte a inserire altri contribuenti nel circuito del mantenimento delle pensioni, che attualmente (in previsione futura) è catastrofico. Non credo che questa sia la maniera migliore.
Oltre che sciocca, ci dispiace dirlo, questa campagna è anche altamente offensiva nei confronti delle donne, immaginate nuovamente come incubatrici anni ’50. Basta infatti guardare le pubblicità di quegli anni, per farci un’idea della mostruosità della condizione femminile.
Oggi una donna che in età lavorativa decida di partorire, andrà incontro ad un mare di problemi e discriminazioni. Qualche tempo fa scherzavo sulla “sindrome dell’ovaia in scadenza”, che fa cadere nell’ansia le giovani trentenni, consapevoli che hanno ancora una decina d’anni per mettere al mondo dei figli. Tutto questo, una donna lo sa già. Non c’è bisogno che il governo faccia una discutibile foto con una donna che regge una clessidra e si tocca la pancia come fosse stitica.
Qui le donne dovrebbero davvero arrabbiarsi, e noi uomini, loro partner, dovremmo francamente andargli dietro. Perché questa campagna, certo, è diretta anche noi, ma anche se non lo fosse dobbiamo proteggere le nostre compagne.
Il Web sta giustamente crocifiggendo l’iniziativa che si rivelerà un ritorno di fiamma per chi la proposta. Un autogol che non si può ignorare.