Prima o poi ogni medico o studente di medicina dovrà rispondere a questa domanda, quando vedrà qualcuno corrergli incontro mentre si tiene la mano. Vediamo qual è la riposta migliore, cercando di usare un linguaggio semplice.
Che cos’è il tetano?
Si tratta dell’infezione sintomatica da un batterio chiamato Clostridium Tetani, che vive nell’intestino degli animali (e degli umani), nella polvere e sul terreno in generale. La sua caratteristica è quella di formare delle spore piuttosto durature e resistenti (anche a 20 minuti di bollitura): se tali spore entrano in contatto con l’uomo tramite ferita, in assenza di ossigeno (la ferita deve essere sufficientemente sporca e/o profonda) il batterio può proliferare e causare la malattia.
Perché il tetano è così grave?
Del tetano è pericolosa la tossina che il batterio produce, che è una delle più letali in natura. Dopo 2-14 giorni dalla ferita, si può sviluppare l’infezione in fase sintomatica che causa una paralisi di alcuni o tutti i muscoli detta “paralisi spastica” in quanto la tossina attacca i neuroni che intervengono nel rilassamento dei muscoli: questi ultimi diventano completamente contratti (partendo vicino alla ferita ma più spesso a partenza dalla mandibola, nella forma generalizzata) e poi si associano le manifestazioni tipiche delle infezioni, come la febbre. Questo può portare a gravissimi danni e anche alla morte in caso di coinvolgimento dei muscoli respiratori. Purtroppo, una volta che la tossina ha fatto effetto, non c’è un “antidoto” e bisogna aspettare che il neurone infettato guarisca da solo, con tempistiche lunghe.
Come faccio a capire se la mia ferita è a rischio?
Ogni ferita profonda (diciamo almeno un millimetro) e/o contaminata da sporcizia, polvere, sabbia, terreno, feci e quant’altro, è a rischio di tetano. In sé per sé la ruggine non c’entra nulla. Le ferite più pericolose, per loro natura, sono quelle da perforazione (ad esempio da punteruolo, filo spinato, spine di pianta, chiodi o schegge) perché creano una ferita profonda la cui parte superficiale si “richiude” presto, dando al batterio un ambiente privo di ossigeno dove proliferare. Anche l’uso di droghe da iniettare, ustioni o ascessi mal curati possono favorire l’infezione.
Dal momento che il tetano vive bene nell’intestino degli animali, una ferita subita in campagna ma anche in un giardino (per via della presenza di animali o dell’uso del letame per concimare) è quella maggiormente a rischio: ci sono stati casi di tetano dovuti alla puntura con le spine delle rose, per intenderci. Anche il morso di un animale, pure se domestico e che non è mai uscito di casa, è potenzialmente a rischio: i gatti si puliscono leccandosi le parti intime mentre i cani escono quotidianamente in strada, quindi potete capire che la loro bocca non è un posto propriamente igienico…
Come faccio a difendermi dall’infezione?
La difesa più efficace è la vaccinazione con richiami periodici (che quasi nessuno fa: ahimè).
Per legge dovremmo tutti essere vaccinati da piccoli ed è buona norma fare un richiamo ogni 5-10 anni. In caso di dubbio, si può controllare se si è ancora coperti tramite un prelievo di sangue (misurando il titolo anticorpale) ma ancora meglio è fare il richiamo a prescindere perché si può fare anche senza controllare la copertura. No: il vaccino (che include anche la difterite) non causa autismo, come abbiamo già detto qui ma come tutti i vaccini, anche se serve ed è efficace, non garantisce il 100% di efficacia.
Cosa faccio se mi sono ferito e penso di essere a rischio?
Pulire la ferita e disinfettarla è ovviamente sempre la cosa da fare. Se la ferita è profonda ma non sanguina o il sanguinamento è scarso, è opportuno non fasciarla in maniera troppo costrittiva: il tetano infatti cresce in assenza d’aria e sarebbe agevolato da bendaggi troppo “soffocanti”.
- Se mi sono tagliato/punto e penso di essere comunque a rischio di tetano, soprattutto se non sono vaccinato o non ho fatto correttamente i richiami, è meglio che mi rechi IL PRIMA POSSIBILE da un medico per far valutare la ferita (considerate che se avvienedi notte o nei festivi e prefestivi, è in funzione la Guardia Medica).
- Se la ferita è particolarmente profonda, sporca o grave, o è stata inferta in ambiente rurale/agricolo, meglio andare direttamente in Pronto Soccorso dove c’è la possibilità di somministrare antibiotici, immunoglobuline specifiche contro il batterio (più di rado), rifare il richiamo o comunque ricevere la valutazione medica necessaria.
- Inoltre, se a distanza di qualche giorno da una ferita a rischio, avvertissi dei sintomi come spasmi muscolari, andare in Pronto Soccorso è più che consigliato.
Trascurare queste norme può essere pericoloso perché l’infezione, una volta in fase avanzata, non è più facilmente curabile, anche se la maggior parte dei pazienti (80% se di età inferiore ai 60 anni) sopravvive senza conseguenze dopo una malattia lunga e debilitante (anche 4-6 mesi). Fare la malattia, va detto, non protegge da un’infezione successiva e solo la vaccinazione ne è in grado.
Concludendo, facciamo attenzione alle ferite “sporche” e a quelle “profonde” e facciamo il richiamo del vaccino (per non dire il vaccino stesso)!
Buongiorno Dott. Fabre,
grazie per la sua chiarezza e completezza. Volevo chiederle una informazione se possibile (non sono laureata in medicina e quindi, anche se so cercare informazioni scientificamente attendibili, preferisco chiedere a chi ne ha competenza). Qualche anno fa, durante una “caccia al tesoro” in una ex polveriera, mi sono ritrovata stupidamente incastrata con una gamba in del filo spinato abbandonato li decenni fa. Le medicazioni sono arrivate dopo circa 1 ora, la cura antibiotica e il richiamo del vaccino dopo circa 1 mese (mese nel quale la gamba si era scurita lungo le ferite ed era molto dolente). A distanza di anni mi è stato chiesto durante una visita “ma lei ha mai avuto infezioni?”, poichè presento da circa lo stesso periodo mancanza di forza ed energie (prima ero molto forte ed attiva) ed altra sintomatologia. Nella mia ignoranza: sarebbe possibile avere ancora degli effetti dopo così tanto tempo? Potrebbero, in linea ovviamente teorica, essere collegati? Grazie per l’attenzione.
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Gentile Silvia,
Grazie per la domanda. Ovviamente ciò che le dico non vale come consulto medico, che deve essere fatto sempre con visita approfondita. Il tetano può attivarsi anche dopo mesi dalla esposizione tramite ferita, più facilmente 1-2 settimane: non mi risulta dopo anni, però. Facilmente la sua sintomatologia può essere da altre cause, ma se vuole togliersi ogni dubbio può effettuare una valutazione da un infettivologo.
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Grazie mille, mi conferma quello che era un mio semplice pensiero.
Ho una visita la prossima settimana per vedere se è altro.
Buone vacanze e grazie ancora.
Silvia
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