Pazienti saccenti e medici non comunicativi

Ieri mi è capitato di leggere questo articolo di Matteo Basile su Il Giornale, di cui vi invito alla lettura. In pratica, l’articolo tratta del tema delle “autodiagnosi” svolte dai pazienti tramite internet, senza ricorrere all’osservazione medica. Il 58% di essi, procede a (provare a) diagnosticarsi malattie e (tentare di) curarsi, senza passare per il camice bianco.

Oltre all’inquietante 58%, mi hanno fatto molto pensare i commenti di alcuni utenti, che troverete sotto l’articolo, in particolare il secondo, di una paziente che accusa i medici di presunzione e superficialità.

I responsabili di questo crollo della fiducia, lo dico con dispiacere, siamo anche noi medici. In Italia manca una vera e propria filosofia della scienza che nonostante il nostro presunto illuminismo e razionalismo non ha ancora soppiantato uno dei più grandi difetti dei medici: la scarsità di comunicazione col paziente.

Continuiamo da secoli – perché i nostri maestri ce lo hanno insegnato – a non comunicare chiaramente le diagnosi perché il paziente è “stupido” e non può capire, oppure non bisogna generargli ansia, oppure non riusciamo a dirgli che il problema è psicosomatico perché il paziente penserà che gli stiamo dando del pazzo, perché non abbiamo tempo in quanto siamo sotto organico e dobbiamo arrivare vivi a fine giornata. Ancora peggio: non riusciamo a comunicare chiaramente quando non sappiamo che pesci pigliare. E, a volte, non siamo così umili da ammettere che forse è meglio che un nostro collega più esperto visiti il paziente al posto nostro. Per non parlare delle molte diagnosi che spesso vengono comunicate a parenti prossimi e nascoste al paziente stesso (fatto che sarebbe non proprio legale).

Questa insicurezza, mascherata da superiorità, non può che generare una profonda sfiducia nel medico e produrre un esercito di persone scettiche e complottiste che vedono i sanitari erroneamente in pugno alle lobby e aziende farmaceutiche.

Di fronte a questo annientamento della professione medica, basta che una persona (e ne leggerete nei commenti), dichiari qualcosa di mirabolante e la sua dimostrazione di forza e sicurezza faranno immediatamente presa sull’esercito degli scettici che vede nelle persone che hanno studiato soltanto insicurezze e dubbi.

Perché la medicina è la scienza del dubbio, e le certezze purtroppo sono poche: chi si affida a noi, purtroppo, spesso non lo sa e non lo accetta. Starebbe a noi farglielo capire, nonostante le difficoltà, iniziando fin da giovani con un’adeguata educazione sanitaria fatta già nelle scuole.

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Pubblicato da Lorenzo Fabre

Lorenzo Fabre è un blogger e scrittore genovese. Il suo racconto d'esordio "La pillola" è pubblicato nell'antologia Continuum Hopper (Della Vigna), vincitrice del Premio Italia 2017. Fabre è anche tra i vincitori del Premio Racconti Liguri 2017 e si è classificato secondo al Premio G. Viviani 2017 per racconti fantasy. Recentemente ha pubblicato racconti di fantascienza nelle antologie Sarà sempre guerra e Futura Lex. Tra le sue passioni, oltre la scrittura, c'è anche la recitazione teatrale, la storia e la scherma storica medievale, i videogiochi “con bella trama”, le serie televisive avvincenti quali Game of Thrones, Black Sails, Breaking Bad e The Walking Dead, e le scienze, con particolare attenzione a quelle mediche e biologiche. Per ogni altra informazione il suo sito è http://lorenzofabre.com.

Una opinione su "Pazienti saccenti e medici non comunicativi"

  1. Sono d’accordo. I pazienti hanno bisogno di essere ascoltati specialmente quelli che soffrono di patologie croniche che dovranno portarsi dietro tutta la vita. I medici moderni non sono in grado di consigliare stili alimentari più sani per limitare l’uso di farmaci o di consigliare metodi naturali che alcune volte possono risolvere. Certe volte antibiotici e cortisone sono prescritti con troppa leggerezza. L’anamnesi viene fatta in maniera superficiale. Per questo i pazienti hanno perso fiducia e questo è pericolosissimo perché si finisce talvolta in mani sbagliate. A questo punto vince chi si sa vendere meglio. Si è sempre più specializzati e manca la visione globale dell’individuo. Laura

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