
Ieri sera, nell’ambito del concerto dedicato alle vittime del crollo del Ponte Morandi presso il Teatro Carlo Felice, Andrea Morricone, figlio del maestro Ennio, ha diretto per la prima volta “Tante pietre a ricordare“: l’ultimo brano che il compositore recentemente scomparso ha donato alle famiglie delle vittime e alla città di Genova.
Qui potete ascoltare un estratto dalla pagina Instagram del Comune di Genova:
Il brano è una marcia dal testo apparentemente semplice:
“Tante pietre a ricordare
Tante luci a illuminare
Tante voci per cantare
E riunire la città!”
Innanzitutto, la scelta della marcia ci evoca immediatamente “Here’s to you” che il maestro compose per Sacco e Vanzetti; un altro tributo, dunque, a vittime innocenti. Entrambi i brani iniziano con una voce che canta un breve testo (in questo caso la voce era di Joan Baez), e poi viene seguita dal coro che ripete la strofa in crescendo, fino al termine del brano.
Ma è analizzando le singole strofe che si individua tutto il genio dell’ultimo regalo di Morricone.
Dopo un incipit strumentale dal tono grave, la primissima strofa nonché titolo del brano, Tante pietre a ricordare, è introdotta dalla bella voce bianca di Lucia Benza, selezionata tra 40 provini dallo stesso compositore romano. Gli 8 battiti del brano morriconiano, tuttavia, richiamano fortemente l’inizio del Dies Irae della messa da requiem gregoriana. Riferimento all’eterno riposo delle vittime, forse, ma anche alla distruzione del ponte, in quanto il Dies Irae è il giorno della fine del mondo. Morricone, profondamente cattolico, ha evidentemente voluto imprimere la sua visione anche in questo brano.
Le parole ci menzionano “pietre a ricordare”. Sono le macerie del ponte conficcate nel letto del Polcevera? O forse le lapidi delle vittime o i pilastri del nuovo ponte? In tutti i casi, la scelta di Morricone è ampia e poetica e si apre a plurime interpretazioni.
Tante luci a illuminare: qui il riferimento al nuovo ponte sembra più chiaro: l’installazione progettata da Renzo Piano presenta 18 pennoni illuminanti che si stagliano verso il cielo (inizialmente dovevano essere 43, come le vittime). Le luci iniziano, nel testo, il cammino della speranza dopo il ricordo.
Tante voci per cantare: sono probabilmente quelle del coro che lancia questo omaggio alle vittime e l’idea di rinascita della città parte dal canto.
E riunire la città! Con questa esplosione di speranza, Morricone menziona che finalmente i cittadini possono riunirsi a riprendere la loro vita; inoltre, il ponte riunirà nuovamente due metà di Genova, spezzate dal crollo, dandoci un immagine ambivalente.
Inizialmente, il brano non mi aveva convinto: grazie al bis che la platea del Carlo Felice ha richiesto, ho potuto riascoltarlo e apprezzarne la profondità dietro l’apparente semplicità.
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