Game of Thrones è morto. Evviva Game of Thrones

“Il trono di spade“, la più chiacchierata delle serie, è terminata ieri.

Con la 8×06, è finita una saga che per quasi un decennio ci ha tenuto compagnia. Una pietra miliare: non solo per il budget ma anche perché i personaggi protagonisti potevano morire di colpo esattamente come i comprimari, senza preavviso, in maniera spesso brutale. Anche più di uno nella stessa puntata.

Attenzione! Seguono SPOILER dall’intera serie.

Il finale, che tutti bramavamo, ci lascia un po’ di amaro in bocca. Non solo perché aspro come tipico di GRR Martin, ma per come frettolosamente ci si è arrivati nelle ultime due stagioni, non più coperte dai libri del corpuLENTO autore e costrette dai limiti di un budget comunque stratosferico.

Da mhysa a mhySSa… È un attimo!

La più ampia e condivisibile critica va alla troppo rapida gestione della pazzia di Daenerys Targaryen, figlia di cotanto padre. Sebbene questo plot-twist io l’abbia apprezzato e vi fossero molti indizi, culminati nell’esecuzione dei due Tarly, la conclusione troppo sbrigativa del suo arco narrativo ha rovinato il finale, ricordando a tratti la frettolosa conversione al lato oscuro di Anakin Skywalker in SW3. Dove in GoT gli Stormtrooper/Waffen SS diventano gli Immacolati.

Jon Snow non sa un belino… Ma è svelto a imparare

Con l’assassinio perpetrato da Aegon/Jon/Azor Ahai, lo scopo della sua vita, secondo Il Signore della luce che lo rivolle in vita, era evidentemente quello di convertire la pazza platinata alla causa contro gli Estranei per poi impedire che una nuova tiranna si insediasse sul trono. Solo che tutto avviene dopo 20 minuti dall’inizio dell’episodio, lasciando tutto il resto ad un disinteresse misto alla curiosità nel sapere cosa ne sarà degli altri personaggi.

Per Jon peggio di così non poteva andare. Il trono si scioglie sotto il fuoco di Drogon, e questa è una buona scena, senza che Dany ci poggi nemmeno le chiappe sopra, ma tutto questo avrebbe richiesto una puntata intera o almeno essere spostato verso la fine.

Campagna elettorale a Westeros

La parte che segue è surreale, e il tempo è scandito solo dalle lunghe barbe dei personaggi. Non c’è tempo per raccontare le lotte che le varie fazioni combattono dopo la fine della madre dei draghi. Tutto è liquidato con dialoghi e gag da quattro soldi.

Tyrion ci ricorda che il frutto non cade mai troppo lontano dall’albero nel suo discorso sui figli che Bran non avrà mai, tenuto davanti ad una tribuna politica un po’ ridicola con due siparietti da evitare (cosa ci frega di riesumare un c..one come Edmure Tully e l’idea di democrazia di Sam, rubando spazio a ben altri dialoghi mancanti?!?). E l’incoronazione dello “spezzato” è di nuovo frettolosa e raffazzonata, priva di emozione. “Chi ci mettiamo!? Ci avanza un Bran…

“Non dirò non piangete” … Ah no, sbagliato libro.

Qualcosa si salva? Certo che sì. Ma rimane un profondo senso di insoddisfazione e vuoto che forse potrà essere colmato soltanto dai libri la cui attesa è ormai interminabile. Nei libri ci sono personaggi che non avete mai visto e alcuni illustri resurrezioni (Stoneheart) che fanno ben sperare.

Se c’è un po’ di emozione nel vedere gli Stark che si separano verso nuove avventure, tutte un po’ prevedibili, l’odore degli spin off è palpabile. Cristoforo Colombo Arya scoprirà l’America? Bran riuscirà a porre le fondamenta del Sacro Romano Impero e tenere a bada i suoi Conti Elettori? Jon sarà Re del nord oltre la barriera? E in un mondo dove i morti tornano in vita, Drogon dove ha scaricato la bionda? Magari da qualche sacerdote che la possa resuscitare?

“Chiedimelo tra dieci anni” dice Tyrion.

Alla fine di tutto, tutto è cambiato.

Anche se la prima stagione è lenta e l’ultima è troppo veloce, Game of Thrones lascia un posto d’onore nei nostri cuori, cambiando tutto quello che sapevamo delle serie, quelle con protagonisti immortali o che muoiono nell’ultima puntata e cliché ripetitivi.

Dobbiamo essere veramente grati per questo prodotto di intrattenimento, che ha creato anche competizione, timore e rispetto da parte di coloro che vogliano affacciarsi alle serie medievali e fantasy.

Perché? Soltanto per il fatto che tante volte ci siamo seduti al tavolo davanti a una birra e Abbiamo commentato i vari personaggi, per quasi 10 anni. Li abbiamo usati come metafore, Tyrion per l’astuzia, Daenerys per la risolutezza, Joffrey e Cersei per la crudeltà.

Dalla scorsa domenica avremo un argomento in meno di cui parlare, finita questa settimana di polemiche e ricordi. Per questo, grazie.

Game of Thrones è morto, Evviva Game of Thrones.

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Pubblicato da Lorenzo Fabre

Lorenzo Fabre è un blogger e scrittore genovese. Il suo racconto d'esordio "La pillola" è pubblicato nell'antologia Continuum Hopper (Della Vigna), vincitrice del Premio Italia 2017. Fabre è anche tra i vincitori del Premio Racconti Liguri 2017 e si è classificato secondo al Premio G. Viviani 2017 per racconti fantasy. Recentemente ha pubblicato racconti di fantascienza nelle antologie Sarà sempre guerra e Futura Lex. Tra le sue passioni, oltre la scrittura, c'è anche la recitazione teatrale, la storia e la scherma storica medievale, i videogiochi “con bella trama”, le serie televisive avvincenti quali Game of Thrones, Black Sails, Breaking Bad e The Walking Dead, e le scienze, con particolare attenzione a quelle mediche e biologiche. Per ogni altra informazione il suo sito è http://lorenzofabre.com.

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