
La mia recensione di Luca presenterà spoiler, per cui vi raccomando di leggerla solo dopo che avrete visto il film.
Attenzione liguri e amanti della riviera! Su Disney + è finalmente presente “Luca” il nuovo lungometraggio di animazione firmato dal regista genovese Enrico Casarosa. Ambientato in un paesino ipotetico delle Cinque Terre, narra delle avventure del mostro marino Luca e del suo incontro con Alberto, che lo smuoverà a scoprire il mondo.
Quel ramo del mar Ligure
Dopo la visione di Luca, ci sono due emozioni a seconda di dove siate nati o vissuti. I liguri lo adoreranno senza se o ma, tolte però le esclamazioni grottesche di Giulia tipo “santa mozzarella!” che non solo sono assolutamente a-liguri, ma anche a-italiche, e rappresentano quel cliché dell’italiano medio pizza e mandolino com’è visto dagli americani.
I non liguri sicuramente apprezzeranno il film ma non lo riterranno memorabile perché diciamocelo: la trama di Luca è di una banalità enorme, un vero e proprio tuffo nella zona di comfort delineata dal “Viaggio dell’eroe” di Campbell e compari e in questo Casarosa e soci non hanno voluto minimamente osare. Non si è mai col fiato sospeso, si sa esattamente dove si andrà a finire, si anticipa il finale e ogni gesto è telefonato con tanto di prefisso davanti. Stiamo pur parlando di un film soprattutto per bambini e Pixar, che non ha mai brillato per trame alla Cristopher Nolan.
Cioè che è un vero godere per gli occhi, invece, è la qualità del design e dell’animazione che si discosta dal fotorealismo e restituisce una dimensione molto più vicina al cartoon vecchio stile. Qui si vede come Casarosa ha attinto a piene mani dal suo grande maestro Hayao Myiazaki: c’è dentro Ponyo, ma anche Kiki e quei personaggi femminili “forti” come Giulia, insieme a un tono scanzonato e mai volgare. C’è dentro tutta la liguria marittima nel film, manca solo il camallo del Porto di Genova, ma la vita dei borghi di pescatori da Finale Ligure a Portovenere è tutta lì in quelle case colorate di Portorosso.
La parte debole del film è il noioso prologo che narra la vita di Luca come pastore prima di incontrare Alberto: necessaria ma che forse avrebbe meritato qualche colpo di cesoia in più. Quando si entra a Portorosso, invece, tutto diventa così bello da vedere che anche la trama passa in secondo piano e si cerca di cogliere ogni piccolo aspetto e finezza (v. la sezione “Curiosità”).
Doppiaggio ben eseguito, anche se avrei preferito qualche “localizzazione” in più, magari coinvolgendo più attori liguri per le voci adulte (solo Fabio Fazio, che per altro doppia 3 frasi di un personaggio ultraminore), magari il bravo Paolo Kessisoglu, Crozza, Bizzarri, Paci, Lastrico, Solenghi, Pagni o Di Ghero. C’era l’imbarazzo della scelta ma la scelta di Disney è stata quella di fare un doppiaggio da “accademia” con italiano in perfetta dizione che neutralizza l’origine dei personaggi. Peccato. Merita allora una seconda visione in lingua originale per cogliere quei momenti in cui è stato usato l’italiano e non l’inglese, almeno.
Curiosità e riferimenti
Queste alcune curiosità tratte da Wikipedia (poi sono state eliminate) ma sono molto interessanti:
- L’ubicazione dell’immaginaria Portorosso, il cui nome richiama le località di Portofino e Monterosso, viene rivelata da una mappa in possesso del pescatore Giacomo, a inizio film. È situata appena a nordovest di Corniglia e quindi nelle Cinque Terre, più o meno in corrispondenza di Vernazza, che è stata la principale fonte d’ispirazione per la location. Tuttavia, Portorosso presenta alcuni elementi di altri borghi liguri come le case colorate, la banchina coperta da arcate presente anche nel porticciolo di Camogli o la “latteria” antistante la fontana nella piazza principale, come si vede anche a Boccadasse.
- Immaginaria è anche l’isola dove risiede Alberto, che presenta caratteristiche simili, per forma e dimensioni, con l’isola di Bergeggi o l’isola del tino.
- Numerose locandine di film degli anni ’50 e ’60 sono visibili appese alle case di Portorosso, come “Vacanze romane” o “La strada” di Fellini.
- Il cognome dell’antagonista Ercole è di origine nobiliare lombarda: “Visconti”, portato anche dal regista Luchino Visconti, attivo soprattutto negli anni ’50 e ’60 dove è ambientato il film, e fonte di ispirazione per il regista.
- Altri cognomi tipicamente liguri come Pittaluga o Repetto, sono visibili sulle insegne di alcune attività commerciali di Portorosso. Il cognome di Giulia e Massimo, Marcovaldo, riprende invece il protagonista di una novella di Italo Calvino. Allo scrittore italiano, grande fonte di ispirazione per il regista Casarosa, è anche dedicata la piazza principale di Portorosso.
- Altri artisti italiani, come Leonardo, Macchiavelli, De Amicis o Collodi, sono ricordati nel film attraverso nomi di personaggi, vie o riferimento diretto alle loro opere.
- A fianco dell’officina del paese, si può leggere la targa pubblicitaria “Gomme Ravatti: le migliori del mondo“. In lingua ligure, “ravatto” vuol dire esattamente l’opposto, ovvero un oggetto di qualità molto scadente.
- Due tipi di pasta tipicamente liguri, le trenette e le trofie, sono citate più volte nel film, oltre all’immancabile pesto e alla focaccia; quest’ultima presta anche il nome alla barca di Ercole.
- Oltre a Portorosso, nel film appaiono anche due città realmente esistenti: Roma (e il Colosseo durante il sogno ad occhi aperti di Luca in casa di Giulia) e Genova, quest’ultima presente in due tavole dei titoli di coda, di cui una è una vista panoramica dalla spianata di Castelletto.
- Il “vero” Alberto, il bambino che ha ispirato Enrico Casarosa nel creare il personaggio omonimo del film, presta la voce a uno dei pescatori nella versione italiana, mentre in quella inglese è doppiato dallo stesso Casarosa.
- Luca menziona un pesce chiamato “Enrico”, come il regista del film, che si sarebbe perso o forse è morto. Probabilmente, è il pesce che appare nella scena dopo i titoli di coda assieme allo zio di Luca (originariamente doppiato da Sacha Baron Cohen).
E a voi è piaciuto Luca?
A presto!