
Vicino al Porto Antico, sorge la Commenda di San Giovanni di Pré, un tempo ospedale per pellegrini e crociati diretti verso la Terrasanta e gestito dai Cavalieri Ospitalieri di San Giovanni – oggi noti come “Cavalieri di Malta”.
Approfittando, da bravo genovese, che la domenica la visita del complesso sia gratuita per i residenti nel Comune di Genova, trotterello verso la zona di Pré per vedere questo gioiello medievale.
Apprendo che il complesso è diviso in due, intanto: la Commenda vera e propria, ovvero l’ospedale medievale, e le due “chiese sovrapposte”, che non sono comprese nella visita della Commenda in quanto la chiesa superiore è ancora aperta al culto e la chiesa inferiore soltanto il venerdì e il sabato. Pazienza, anche se è un po’ strano che un gioiello architettonico non sia aperto di domenica – giorno di massima affluenza – ma sorvoliamo.
La zona di Pré è da sempre degradata. Le strade sono luride, le case malandate, la via è frequentata da poveri immigrati e tipi “loschi” che stazionano ai lati della strada osservando chi passa. Seppure magari non siano d’intralcio o addirittura danno, la loro presenza è così incombente da scoraggiare di addentrarsi nei bellissimi carruggi medievali.
Rinuncio alla visita delle chiese perché era tardi e mi dedico alla sola Commenda. Entrato dentro, si respira subito l’aria da ospedale medioevale, senza “corsie”, con i colonnati e le arcate a crociera. Non c’è nessun visitatore nel museo e sono le 5:00 del pomeriggio. C’è un biglietto cumulativo che consente di visitare il Museo del Mare e la Commenda, quindi ci si aspetterebbe che la domenica vi fosse almeno qualche turista: zero. La cosa non mi quadra e mi abbandono a un’invettiva contro i genovesi che nemmeno Dante: dico che sono tutti disinteressati dalla loro storia, che non c’è più interesse verso la loro città eccetera. Sarà davvero colpa loro?
Preso il biglietto, noto che il museo è organizzato con degli schermi che proiettano video dove alcuni personaggi storici raccontano le loro vicende. L’idea è simpatica ma ad ogni schermo è collegata una sola cuffia e quindi, ci fossero più turisti, vanno ascoltati a turno. Provo ad ascoltare Benedetto Zaccaria, importante capitano di mare ligure, e la sua storia. Dopo qualche secondo rinuncio: non mi sta “conquistando” e provo con Caffaro da Caschifellone. Anche lui, nulla di che: i video sono statici monologhi e dopo qualche minuto risultano per nulla interessanti e se lo sono per me che sono appassionato di storia di Genova, mi immagino per gli altri.
Procedo al piano di sopra a visitare l’ospedale degli infermi vero e proprio. La sala è completamente vuota, se eccettuiamo un altro paio di schermi dove si possono visionare il regolamento dei Cavalieri Ospitalieri e un approfondimento sui personaggi e luoghi storici. Per il resto non c’è assolutamente nulla: niente mobilio, niente reperti, niente costumi, niente ricostruzioni a parte un modellino di legno.
Vuoto.
Mi chiedo che cosa possa spingere un turista qui: l’architettura del posto da sola non basta… Salgo ancora di un piano e c’è una mostra temporanea di fotografia, anch’essa davvero poco interessante. Così poco che anche il guardiano sonnecchia mestamente, così profondamente che nemmeno si accorge che sono lì.
Scendo di nuovo a vedere la ricostruzione di un orto medievale, almeno questo è quello che c’è scritto nei pannelli guida. L’orto è striminzito, grande come una stanza e dà su un cortile interno dove il degrado raggiunge vette di massima potenza. Le piante sono cresciute tra una mattonella e l’altra fino a formare piccoli cespugli. Dalle finestre fatiscenti dei palazzoni di Pré è stata gettata qualsiasi cosa, compresi preservativi usati, pezzi di persiana, cartacce e ogni schifezza possibile. Mancano le transenne ed è possibile entrare dentro un secondo cortile così abbandonato che le piante rampicanti hanno ricoperto l’intera facciata di un palazzo, finestre incluse. Non pubblico foto per pietà.
Deluso, me ne vado.
Sono così arrabbiato per la gestione di questo museo, tanto da scrivere questo grido di aiuto che si leva dalla Commenda e da tutto il sestiere di Pré, un gioiello che ha quasi 1000 anni, sestiere che in nome del mancato impiego di risorse per la sicurezza, è lasciato all’abbandono, ceduto a criminali e disperati che ne hanno fatto il loro quartier generale, a due passi dai moli che portano i croceristi in città.
Evitiamo di scrivere hashtag tipo #ciaoMilano, difendendoci soltanto col “sì ma noi c’abbiamo il mare”, se prima non ci occupiamo seriamente della parte storica della nostra città.
Una opinione su "La Commenda dimenticata: Genova non è ancora pronta per il turismo"