Malaga

Malaga è stato un ripiego a tutti gli effetti: la città è carina ma non di più, e può impressionare solo se non siete abituati a vivere in una città di mare. Per questo non ci ha particolarmente emozionato e contrariamente a quel che c’era scritto nella mappa che ci hanno fornito, non abbiamo sentito “il bisogno di tornare”.
Abbiamo fatto un giro generico per la città: carine le mura dell’Alcazaba con il teatro romano sottostante. Il museo Picasso l’abbiamo lasciato agli amanti del pittore (che non ci includevano nella categoria), anche avendo già visto quello di Barcellona.
CIBO: abbiamo mangiato una tapas veloce dal Bar Malaga Restaurante, vicino a Plaza de la Constitucion. Prezzi medio-alti ma buona qualità.
ALLOGGIO: abbiamo soggiornato al Malaga Nostrum Aeropuerto. L’albergo è in mezzo al nulla industriale, attaccato ad un celebre night club e quindi nei corridoi abbiamo incontrato dei personaggi di raro squallore: orde di maschi arrapati dai 30 ai 60 anni, molti italiani, alcuni dei quali preparavano le mazzette di banconote (non scherzo) probabilmente per le ragazze (dubito le gettassero in strada). Questo accadeva di sabato sera e comunque non facevano male a nessuno. La nostra stanza però, manco a farlo apposta era invasa dalle formiche… eravamo così stanchi che ce ne siamo accorti solo la mattina dopo e avendo l’aereo e l’auto da riportare, non abbiamo sollevato problemi. Peccato perché l’hotel non era malaccio, un po’ meno il ristorante che abbiamo provato una sera (e voi non state a farlo).
E ora… considerazioni finali!
Caro signor Fabre,
a quando una bella guida per un viaggio in Giappone?
Suoi Matteo, Davide e Fabrizio
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