Hello…it’s me!!! Auguri e progetti!!! :)

No, la citazione di Adele che ci ha asfaltato le gonadi con la sua depressione cronica non mi compete davvero, era solo click-baiting 😛

Carissimi follower sia sul blog che su facebook, oltre a farvi i migliori auguri postandovi una foto di Trento senza neve ma ugualmente fascinosa, vi aggiorno sui miei progetti per il 2016:

  1. Caleb Sigà, il racconto a puntate, è stato momentaneamente interrotto: mancano ancora 2-3 capitoli alla conclusione e spero di completarli durante le vacanze natalizie.
  2. Il copione teatrale: grazie alla collaborazione con alcuni amici, stiamo componendo un testo teatrale (un dramma della stanza chiusa) che speriamo di proporvi prossimamente. Restate sintonizzati!
  3. Altri racconti: Il filone del racconto mi sta davvero appassionando perché mi consente di scrivere più liberamente e cambiare topic di volta in volta. L’anno prossimo spero di finalizzare un racconto su Arte e Fantastico e un altro del genere “Fantasy montano”. Ovviamente sul blog avrete dettagli.
  4. Il seguito de “Il Giorno del Male: no, non mi sono dimenticato di Valen Galron e compagni. Il seguito del mio primo romanzo fantasy medievale è in cantiere e spero molto di potervi dire, a 1 anno da oggi, che è stato terminato.
  5. Scherma Storica: è una mia neonata passione grazie ad aver conosciuto il maestro Aaron Beltrami della scuola di Genova Castelletto. Sto imparando i rudimenti del combattimento secondo il Flos Duellatorum di Fiore dei Liberi e anche se non è semplice, mi sta davvero appassionando.
  6. Teatro: riprende la mia collaborazione come allievo de “La Quinta Praticabile“, la scuola di recitazione situata a Genova, in via A. Cecchi. Sono molto felice di avere trovato di nuovo un po’ di tempo per riprendere con la recitazione.

E adesso basta chiacchiere: ancora auguri a tutti!!! 🙂

Lorenzo

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Star Wars: la recensione SENZA spoiler de “Il risveglio della Forza”

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“Star Wars The Force Awakens” di User:Wiki Erudito – https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Star_Wars_Logo.svg. Con licenza Pubblico dominio tramite Wikimedia Commons.

EDIT: ho rivisto il film una seconda volta, ho accompagnato mio nipote. I commenti in fondo!

“C’è stato un risveglio. Lo hai sentito? “ ed è costato 4 miliardi di dollari alla Disney. Soldi che Topolino e co. hanno bisogno di recuperare. Ecco che, dopo il bombardamento mediatico dell’ultimo anno, “Star Wars: il risveglio della Forza” (IRDF) approda nei cinema offrendo un continuum tra vecchia e nuova trilogia. Se fosse possibile effettuare nello stesso momento un sequel, un remake e un reboot, Disney ci avrebbe davvero provato. Come è andata?

No Lucas no party?

La genesi de IRDF inizia con George Lucas esautorato dal progetto. Dapprima i fan, ancora scossi dalla mediocre qualità della trilogia prequel, plaudono alla scelta, e JJ Abrams (da Lost) è salito a bordo a dirigere questa titanica impresa.

Il film, come detto, è un sequel in quanto ambientato 30 anni dopo Il Ritorno dello Jedi, con importanti ritorni di cast, ma è anche un remake: IRDF infatti attinge a piene mani (per non dire copia spudoratamente) dalla trama del primo Guerre Stellari, l’episodio IV (Una nuova speranza), in un modo così evidente da essere estremamente stupido. Evvabbè… pazienza, gli Star Wars non hanno mai brillato come originalità della trama.

E no: non hanno neanche risolto il problema della scarsa mira degli Stormtrooper cattivi…

Ok, se la trama fa cagare, i personaggi?

Contemporaneamente il film è anche un reboot: rilancia la storia dei cattivi nazisti vs. i partigiani spaziali, offrendo un cast di 4 nuovi personaggi (due buoni e due cattivi) decisamente giovani e, in un caso, anche  tormentati. Codesti personaggi, Finn e Rey, riprendono molto Luke e Lei(l)a della vecchia cara trilogia. Dalla parte oscura ritroviamo Kylo Ren come Dart(h) Fener (Vader) e il Generale Hux in una sorta di Governatore Tarkin. A Poe Dameron è lasciato il ruolo di superpilota che fu di Wedge Antilles e di spalla comica giovane che fu di Ian o Han Solo, che come avete potuto vedere dai trailer riappare anche in questo film in un ruolo decisamente predominante. Ovviamente ci sono altri ritorni importanti che però non sono così decisivi.

Finn e Rey (Boyega e Ridley) non sono poi così malvagi: hanno una certa verve comica e per quanto schiacciati dalla ingombrante presenza di Harrison Ford, riescono ad avere un loro posto nel film.  Semmai è Rey ad essere troppo abile in quello che fa, risultando un po’ esagerata.

Viceversa è tremendo a dir poco il personaggio di Kylo Ren. Dopo un inizio non male, il giovane Adam Driver toglie la maschera rivelando un ragazzo nasone e brufoloso che non solo non riesce a risultare figo come il caro vecchio Anakin/Dart Fener, ma risulta davvero ridicolo e dire ridicolo è usare veramente pietà nei suoi confronti. Da cancellare completamente.
Buona invece la prova del giovane Gleeson nei panni del generale Hux, adeguato al ruolo.

Andy Serkis che fu Gollum, torna nei panni del nuovo Imperatore, il leader supremo Snoke, troppo poco presente per esprimere un giudizio.

Criticabili le scelte narrative dedicate al personaggio secondario del Capitano Phasma, interpretato dalla Brienne di Game of Thrones, che prende il posto di Boba Fett in tutti i sensi, anche come stupidità. Qui Disney ha decisamente copiato un po’ troppo Lucas.

E Yoda? Ci vuole la parte del vecchio saggio che sa tutto. Come la risolviamo per essere originali? Agli sceneggiatori non sfugge niente ed ecco che lo dipingiamo di arancione, gli togliamo le orecchie grosse e gli diamo gli occhi piccoli e lo facciamo femmina: ed ecco Maz Kanata! Inutile come una forchetta per mangiare il brodo.

E la splendida abilità del compositore John Williams? Sprecata. Scordatevi le epiche colonne sonore dei precedenti, qui non c’è nessun motivo che vi resterà in testa.

In soldoni, com’è questo film?

E’ mediocre, poteva andare molto meglio. Non c’è appello: come estetica si trova a metà strada tra gli episodi II e III e questo non depone a suo favore: troppe battaglie con i caccia inutili (non impressionano più nessuno nell’epoca digitale), troppo lungo (tagliare 20 minuti), trama insulsa e ricopiata pari pari dal IV, cattivi poco carismatici.

Quello che non si riesce poi a capire, è il coro di sviolinate che esce dalla critica in questi giorni, ai limiti dell’apologia. Non è che perché c’è il marchio Star Wars o Disney davanti, deve essere per forza bello e sacro.

Forse le nuove generazioni lo apprezzeranno ma le vecchie lo guarderanno con tristezza. Osservando IRDF ti rendi conto che la tua giovinezza è finita: non sei in grado di vedere il film con gli occhi che avevi a 8 anni quando hai visto Guerre Stellari, con il nome ancora in italiano. Non sei in grado di perdonare i buchi narrativi, i dialoghi insulsi, i personaggi incompleti. Forse solo i giovanissimi lo salveranno. E il film, come il bruttissimo Episodio I, incasserà tantissimo lo stesso.

La Forza ha guardato la sveglia, si è tirata su la coperta e rigirata dall’altra parte: come fu per Episodio I, speriamo per i prossimi due.

EDIT: La seconda visione

Ho rivisto il film oggi, 28 dicembre,  avendo promesso di accompagnarci mio nipote di 7 anni assieme agli altri due zii, nipote che ho “iniziato” alla saga qualche anno fa.
La seconda visione è stata migliore della prima, libera da hype e con maggiore attenzione ai dettagli. Devo dire che qualche scelta registica si apprezza di più. Ho potuto anche constatare la presenza di due personaggi “noti” in sottofondo in una scena, oltre al noto cameo di Daniel Craig.

Rinnovo che Rey è decisamente il personaggio migliore con Han, Finn è una spalla comica abbastanza “pulita” in stile Disney con tratti alla Chris Rock… Esce sempre perdente Kylo Ren appena toglie la maschera, non pervenuti Leila e Maz (sono davvero poco significativi), davvero stupido Phasma, inutile Snoke, ottimo Hux ecc.

Se avevo detto che il film era una cacca di vacca dopo la prima visione, devo in parte smentirmi; forse perché l’ho visto assieme a un bambino di 7 anni che mi ha contagiato nella sua semplicità. Non è più il mio Star Wars: l’ho in un certo senso “consegnato” a lui un po’ come Obi Wan Kenobi consegnava la spada di Anakin a Luke dicendo: “Sto diventando vecchio per questo genere di cose“. Questo è il “suo” Star Wars, è quello con Poe Dameron che lui già adora e di cui ha già chiesto 246 articoli del merchandising (fanc**o Disney e Lucas, flagelli del portafogli) e brandiva già da qualche giorno la spada laser rossa di Ren: finito il film c’è stato ovviamente un combattimento con spade laser finte, a casa sua, che mi ha ulteriormente convinto.

Rimango dell’opinione che il film è al livello medio-basso dei prequel e sostituire Lucas, come ricorda la bellissima tavola di Leo Ortolani, non è servito a molto. IRDF è  un film necessario per far progredire la saga ma poteva essere fatto con una trama più originale.

Comunque sono tornato a casa “sollevato”. Che la Sag(r)a continui!

Perché si dice “sedicente” stato islamico? E lo è davvero?

syria-1034467_1920È difficile non trovare articoli che non si riferiscano all’ISIS come “sedicente“. Ma perché scrivono questo aggettivo? Siamo sicuri di aver capito cosa voglia dire e di usarlo correttamente?

La prima cosa da fare in questi casi è guardarci la definizione. Secondo Treccani online, sedicente vuole dire  “Che dice di essere, che si spaccia per qualcuno, che si attribuisce cioè titoli, generalità, qualifiche, qualità che non sono o che si sospettano non essere rispondenti a quelle reali“.

Temo che l’ISIS sia tutt’altro che sedicente: ha conquistato e organizzato un territorio dal punto di vista giuridico, vende il petrolio persino agli stessi a cui lo ha strappato, fa propaganda, ha esercito e polizia e ha fatto quant’altro uno stato fa per costruire una infrastruttura. Certo, ha compiuto anche tutte le brutalità che sappiamo.

Anche se non ci piace, è uno stato a tutti gli effetti e invece di chiamarlo sedicente potremmo definirlo “autoproclamato“, “non riconosciuto“, chiamarlo “regime”… Ma sedicente proprio no: loro lì ci sono, ci vogliono restare e imporre la loro volontà.

Forse dovremmo chiamarlo “seducente” perché in tanti, decine di migliaia, hanno deciso di recarvisi per sostenerlo. Nella sua lucida crudeltà, l’ISIS propone la lotta usando la violenza in nome di qualcosa di più grande. Fa sentire i suoi combattenti parte di un progetto enorme, anche se crudele, e questo a volte è molto più allettante del “produci-consuma-crepa” occidentale che spesso leggiamo come graffito sui muri. Non giustifico, ovviamente, ma se qualcuno va là, c’è un motivo e va compreso se si vuole risolverlo.

Forse dovremmo chiamarlo “sedicenne“… “ventenne“, per la giovane età dei suoi “guerrieri” che si fanno anche saltare in aria. Perché la mente del ragazzo è plasmabile facilmente. E’ questo che noi abbiamo perso, nell’indurre un’educazione alla legalità e alla vita. E’ in questo che il proselitismo religioso può espandersi  per mitosi tra le menti.

Chiamiamolo anche “sedante“, per come è riuscito a far dimenticare le tensioni e far dialogare USA, Russia ed Europa (non ancora come speriamo). Si è formata un’altra volta la Lega Santa, che di sacro stavolta ha ben poco (come allora), anche se i suoi avversari, dandogli l’appellativo “crociati”, vorrebbero proprio questo: preferirebbero combattere un’alleanza religiosa e non comprendono il nostro laicisimo, perché laicismo significa ragione e ragione e religione condividono soltanto alcune vocali e consonanti.

Di certo non possiamo chiamarlo “sedentario“, perché la guerra l’ha portata in casa a noi cittadini comuni ormai ammorbiditi dal benessere, la cui massima violenza a cui siamo esposti è in The Walking Dead o GTA, o nelle liti familiari o con i colleghi. Non siamo abituati, come loro, ai Kalashnikov, alle bombe, alle privazioni. Chi vive una vita del genere è indurito al punto giusto per sopraffare chi è opulento. “Noi” non ci penseremmo mezzo secondo se ci proponessero: “fatti saltare in aria per l’Italia e per Dio” a rispondere con una pernacchiona degna de I Vitelloni, seguita da gesto dell’ombrello.

L’Occidente appare debole perché ormai è cinico e non crede più a niente:
niente Dio (che non esiste), niente Religione (che impone regole e mi limita), niente Stato (che è corrotto), niente futuro (perché i vecchi non lasciano posto ai giovani). niente benessere (perché i terroristi ci stanno, ovviamente, terrorizzando). E’ davvero più facile lamentarsi che cambiare il nostro mindset, primo passo verso il cambiamento.

Chissà che quest’ondata di terrore, non serva almeno a scuoterci un po’.
… E’ che avremmo preferito tutti un altro modo, più autonomo e consapevole.

Il genovese che si convertì all’Islam (e si beccò pure una canzone)

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“Cicala” Con licenza Pubblico dominio tramite Wikimedia Commons.

Foreign figthers”, li chiamano con tecnica freddezza. Come quando si parla di tumori e il medico le chiama “neoplasie maligne”.
I fatti di Parigi fanno male, ci fanno sentire impotenti: più che condividere link o accendere candele, noi cittadini comuni non riusciamo a fare. Non abbiamo che le nostre parole da esporre.
E la realtà, poi, supera spesso la finzione. Ho scritto un racconto, ogni tanto ne pubblico qualche capitolo, ispirato dalla storia vera di un genovese che si convertì all’Islam e fece carriera nei ranghi dei giannizzeri, famigerato corpo militare ottomano: Scipione Cicala, che a Istanbul ha ancora un quartiere e un hammam dedicato.

Vent’anni fa, Fabrizio De André cantò in genovese le gesta di Scipione, nella canzone “Sinàn Capudàn Pascià“, bollandolo come un arrampicatore sociale, uno senza valori che sfrutta il vento del momento. Sinàn, che è il nome da convertito all’Islam di Scipione, nella canzone ci dice che lui ha saputo rigirare la frittata della sfortuna a suo favore, e la sua vita non è poi così cambiata: ha solo cambiato chi bestemmiare. E a chi lo chiama rinnegato, risponde che era impossibile comportarsi diversamente.

Scipione era nato a Messina da Vincenzo, corsaro per la Repubblica di Genova e capitano “a contratto” di nobile stirpe. Vincenzo era un opportunista: abbordava navi anche fuori dal suo contratto di corsaro, litigava con tutti coloro che si mettessero sulla sua strada e aveva letteralmente una moglie in ogni porto senza averne mai sposata realmente alcuna. Da una donna mussulmana che catturò e fece convertire al cristianesimo, ebbe Scipione, che lo affiancò nelle sue imprese insieme ad altri fratellastri. Catturato a sua volta dagli ottomani insieme al padre (siamo nel 1500), dopo averli combattuti molte volte, a Scipione fu data la scelta se morire o convertirsi all’Islam. Questo perché il padre poté pagare il suo riscatto, ma non fu così per Scipione; oppure, secondo alcuni, fu proprio l’intercessione del figlio a garantire la salvezza al padre. Scipione divenne giannizzero (una specie di “marine” ottomano, un corpo militare temuto da tutti) e in pochi anni scalò i ranghi imperiali fino a diventare Pascià. E a lui fu affidata la flotta ottomana e il comando di altre truppe, che Scipione usò per combattere i nemici dell’impero ottomano, qualsiasi essi fossero: anche e soprattutto cristiani.

Non vi sembra attuale, con le dovute differenze?

Quando ho concepito il racconto “Caleb Sigà“, ispirato a Scipione e ad un suo ipotetico rapporto col padre, non si parlava ancora dell’ISIS, né del fenomeno dei foreign fighters. Eppure oggi, leggendo e correggendo il racconto per pubblicarne i capitoli a puntate, con sorpresa mista a paura e amarezza ci trovo dei paralleli che a tratti mi spingono a cambiarne la storia, a discostarmi, come se non volessi accettare il momento storico in cui mi trovo. Cerco di capire quel personaggio come cerco di immaginare i sentimenti che poteva trovare un genovese del ‘500 a cambiare religione e cultura e combattere i cristiani. Come cerco di capire cosa spinga oggi alcune persone ad andare ad unirsi a questa guerra che colpisce molto più i civili dei militari (come spesso succede).
Scipione però fu catturato: oggi c’è chi parte di sua sponte.

E mi chiedo, se oggi  Scipione Cicala (o il suo alter ego Caleb Sigà) fosse vivo e catturato al largo della Siria, magari su una petroliera di proprietà della sua famiglia, si convertirebbe? Aspetterebbe di essere salvato? Combatterebbe con loro?

Recensione “007 Spectre”: Sam Mendes farà il bis?

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“Spectre007Film” di Errix – http://www.007.com. Con licenza Copyrighted tramite Wikipedia.

Quando ho visto Skyfall, un paio di anni fa, ho pensato che Sam Mendes, già Oscar per American Beauty, era riuscito a farmi fare pace con gli Spy Movie. Era la prima volta che guardavo un James Bond così “diverso”, introspettivo come la serie di Batman del grande Cristopher Nolan. Sono andato a vedere Spectre con aspettative medie e vediamo come è andata.

Spectre comincia esattamente dove è finito Skyfall: difatti, sembra più il “terzo tempo” di questo film che una pellicola a sé stante. Bond è sempre semi-bandito dall’MI-6, che se la passa male rivelando grandi debolezze.
Purtroppo, si è tornati all’origine con questo quarto Bond che ha visto Daniel Craig come protagonista: i cattivi organizzano piani cervellotici per uccidere o danneggiare il caro 007, quando basterebbe una bella pallottola, risultando davvero poco credibili; le donne sono piatte e prive di spessore (la Bellucci in testa, che complica la sua posizione doppiando, malamente, se stessa) e Bond pare antiproiettile, antiurto, anti-trapanatura del cervello.

Insomma, un passo indietro rispetto al bel “Skyfall” che ancora consiglio. Questo Bond non farà felice nessuno in particolare: né i vecchi fan che lo volevano perfettamente in linea con la classe britannica dell’MI-6 (qui in difficoltà, come in Skyfall), né quelli nuovi che volevano un po’ di novità e qualche approfondimento psicologico. Non buono anche l’uso di Cristoph Waltz, fantastica star austriaca ormai lanciata a Hollywood da Tarantino: qui non funziona proprio neanche lui.

Spectre esce con la sufficienza: sono solo 2 ore di intrattenimento, che comunque potrete impegnare anche facendo dell’altro, senza rimpianti. Cercate di andarci quando il prezzo del cinema è ridotto! 🙂

Nuovo capitolo del racconto ora online!

calebprovv1Caleb Sigà ha un nuovo capitolo online!

Scusate la poca costanza nell’aggiornamento del racconto! 🙂

Caleb questa volta vuole davvero incontrare la danzatrice ed è piuttosto risoluto… come finirà? 🙂

Leggi online qui sul blog la nuova parte del racconto oppure fallo via Wattpad!  E’ gratis! 🙂

Vi ricordo che Caleb Sigà è un racconto redatto dal sottoscritto, che potete leggere a puntate qui su LorenzoFabre.com! E’ una versione rivisitata e ambientata nel mio “mondo” dell’avventura di Scipione Cicala, il marinaio genovese che… beh andate a leggere! 🙂

Ma la carne è davvero cancerogena? E cos’è il Cancro Colorettale?

sausage-933720_1920Ecco, ti pareva. Non ho finito una settimana fa di parlare dei vaccini, che subito parte l’emergenza sulle carni cancerogene, notizia che ha fatto saltare di gioia i vegani e precipitare nell’ansia metà della popolazione amante del ragù. Vediamo di fare un po’ di chiarezza con i dati scientifici alla mano, aggiungendo un pizzico della mia esperienza medica.

  • Cos’è il Cancro Colorettale (CCR)?

E’ un tumore che colpisce l’ultimo “metro” dell’intestino, detto “crasso” e composto da colon e retto. Inizia in genere come una lesione detta “polipo” (e non “polpo”: quello ce lo mangiamo con le patate) che cresce in molti anni (10-20) da lesione benigna (e così rimane in buona parte dei casi) fino a vero e proprio cancro. Rappresenta la seconda causa di morte per tumore nelle donne e la terza negli uomini e colpisce in genere dopo i 50 anni di età, salvo casi familiari e giovanili, più rari.

Ma una buona notizia c’è: per fortuna, il Cancro Colorettale è anche uno dei tumori più facilmente isolabili in fase precoce tramite programmi di screening, ad esempio con colonscopia e/o ricerca del sangue occulto fecale. Basta sottoporsi a tali programmi in caso di familiarità o comunque consigliati e proposti ai cittadini con età superiore a 45-50 anni, rivolgendosi ai medici di famiglia o ai gastroenterologi, generalmente.

Anche in termini di sopravvivenza, per fortuna, è uno dei tumori con una discreta probabilità di “spuntarla” (sopravvivenza del 65% a 5 anni dalla diagnosi, 95% se diagnosticato in fase precoce o fase I –> ecco l’importanza dello screening).

  • La carne è cancerogena? Quali carni? Chi lo dice?

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS o WHO) tramite il suo braccio chiamato IARC che studia i tumori, ha inserito recentemente in questa lista di sostanze cancerogene il consumo alimentare di carni “processate” (consumption of processed meat –  group 1) e di carni “rosse” (consumption of red meat – group 2A).

Le carni processate (insaccati, salsicce, carni in scatola, wurstel ecc.) aumenterebbero, tramite un consumo di almeno 50g al giorno, il rischio di cancro del colon-retto del 18%. Cosa significa? Che se una persona consuma molte carni di questo tipo, avrà una probabilità aumentata di ammalarsi di questo tipo di tumore. Il rischio è basso e ovviamente più se ne assume, più tale rischio aumenta.

Nel gruppo 1, come le carni processate, sono presenti sostanze notoriamente tossiche come il tabacco: questo non significa, e ce lo ricorda IARC stesso, che il rischio di cancro assumendo carni processate sia lo stesso del fumo di sigaretta. Significa soltanto che c’è una correlazione tra cancro e la sostanza interessata, senza riguardo per la potenza della correlazione.

Le carni “rosse” (manzo, agnello e maiale) sono invece nel gruppo 2A: significa che tale affermazione è meno forte: c’è un forte sospetto di rischio di Cancro Colorettale ma non è del tutto dimostrato (e qui si estenderebbe anche a prostata e pancreas). L’aumento di rischio tumorale sarebbe del 17% ogni 100g di carne rossa consumata giornalmente.

Gli apparecchi elettromagnetici come i telefoni cellulari, per dire, sono nel gruppo 2B: anche loro sono possibili cancerogeni, teniamolo bene a mente: forse non tutti mangiamo carne, ma quasi tutti possediamo un cellulare.

  • Quanto rischio di ammalarmi se mangio queste carni?

Per tutti noi, il rischio di sviluppare un tumore del colon-retto è circa del 5% (fonte). Qui c’è un elenco di fattori di rischio aumentato che ne favoriscono l’insorgenza: età superiore ai 50 anni, fumo di sigaretta, familiarità, malattie intestinali, apporto di grassi alimentari eccessivo ecc.

Allora facciamo due conti:
consumando almeno 50g di insaccati al giorno, il rischio di ammalarsi di Cancro Colorettale aumenta del 18% ma non significa che abbiamo il 18% di probabilità IN ASSOLUTO di sviluppare un cancro ma che il rischio del 5% AUMENTA del 18%.
Quindi il nostro rischio totale potrebbe passare dal 5% a circa il 6%, come ci ricordano i bravi membri di “Italia unita per la Scienza”.

Ergo: l’aumento del rischio appare comunque davvero esiguo.

  • E il pollo? E il pesce?

Lo IARC ci fa sapere che NON sono state studiate le associazioni tra rischio di cancro e questi cibi (questo non vuol dire che non ci siano, badate bene: nessuno si è prefissato di studiarle).

  • Allora cosa devo fare?

Lo scopo dell’analisi dello IARC non è farci diventare tutti vegetariani. Semplicemente ci avvertono di andarci piano con l’alimentazione carnea, cosa che è risaputa da decenni, per non dire secoli (ricordiamoci l’associazione con la gotta, la malattia dei nobili che consumavano larghe quantità di carni, in passato).

Semplicemente, due consigli di buon senso:

  1. Se avete già un rischio aumentato di Cancro Colorettale dovuto ad una malattia (es: poliposi multipla, colite ulcerosa ecc.), alla familiarità (parente prossimo che si è ammalato di cancro, specialmente fratelli, genitori o figli) o al vostro stile di vita (es: fumo di sigaretta), sarebbe una buona idea limitare il consumo di carni rosse e processate, per ridurre questo rischio che avete già.
  2. Se non avete particolari rischi, l’invito è comunque alla MODERAZIONE, non al tassativo divieto.

La carne non è l’amianto dei cibi, anche se a qualcuno farebbe piacere o comodo.

Sulle motivazioni etiche di non mangiarla, la scienza non può pronunciarsi: qui si parla di medicina e non di morale.

My two cents 🙂

Scherma storica medievale a Genova: praticare uno sport marziale, divertendosi

10670044_1498403357086642_515000173804487429_nRecentemente mi sono avvicinato alla Scherma Storica del medioevo, frequentando la Sala d’Armi “Scherma Storica Genova Castelletto” in Corso Firenze a Genova, guidata dal maestro d’armi Aaron Beltrami, diplomato FIS.

Devo dire che questa arte marziale, che non conoscevo, si è dimostrata piacevolmente molto diversa da quello che mi aspettavo.
Ecco una descrizione, tanto per capire:

Cos’è la scherma storica?

Diciamolo subito: come molti erroneamente pensano, non si fanno solo “coreografie” (giochi schermistici, in linguaggio tecnico) per puro fine di spettacolo e che sono tipiche delle rievocazioni storiche. La scherma storica è una vera attività sportiva agonistica, un’arte marziale fatta in sicurezza che, come la sua parente olimpica, ha le sue regole e quindi configura un vero e proprio sport con arbitri e punteggi da assegnare.

Eccovi un’idea nello scatto di Andrea Boschetti, tratto dalla manifestazione “TaurHEMAchia 2015“:

TaurHEMAchia 2015 - foto di Andrea Boschetti

Il centro della scherma storica è quello che una volta era definito il duello: lo scontro tra due schermidori, il cui scopo è colpire l’avversario nei punti vitali (testa e tronco). Proprio come nella scherma moderna, lo scopo oggi non è quello di accoppare l’avversario e lasciarlo in un lago di sangue, ma soltanto “toccarlo” di punta o di taglio e fare punto, con armi però tipicamente medievali e la possibilità di muoversi in tutte le direzioni dello spazio; vale anche usare le mani per combattere! Ovviamente tutto viene fatto con le opportune protezioni, come si vede nella foto.

La scherma storica, quindi, porta a simulare nella maniera più storicamente accurata possibile l’arte del duellare, ed è ben diversa da alcune discipline (recentemente in auge), come le “Historical Medieval Battles“, che sono simulazioni di violenti combattimenti di massa e generalmente privi, giocoforza, di tecnica duellistica.

L’apprendimento

L’approccio alla scherma storica medievale è costituito dalla messa in pratica delle tecniche di alcuni trattatisti dell’epoca, tra cui Fiore dei Liberi con il suo “Flos Duellatorum“, il più antico trattato di scherma italiana (inizio ‘400) che ci è pervenuto.

Durante il primo anno nella scuola di Genova Castelletto, quella dedicata alla scherma medievale, si insegna a duellare con la “sciabola ottocentesca” e la “spada da stocco” ovvero quella classica tardomedievale, impugnata ad una mano. Dal secondo anno si approfondiscono poi anche altre armi come la “spada da due mani“.

La scherma del ‘500 è invece affidata alla Sala d’armi Achille Marozzo, di Albaro.

Le due scuole recentemente hanno iniziato a collaborare dando vita al coordinamento “Scherma storica a Genova e Provincia.

Competizioni, rievocazioni storiche, tornei in armatura e altro

Come si è detto la scherma storica è uno sport e quindi non può mancare l’agonismo: esistono diverse competizioni sia nazionali che internazionali. TaurHEMAchia (dove HEMA sta per Historical European Martial Arts), svoltasi recentemente a Torino e di cui avete visto una foto, è un esempio di manifestazione sportiva che comprende gare divise per periodo storico e per arma.

La scuola di Castelletto, comunque, NON si occupa di rievocazioni storiche, dove l’aspetto agonistico viene generalmente messo da parte per puro scopo rievocativo. Dal momento che quest’attività non è sportiva, l’allievo è lasciato libero di perseguirla ma per conto proprio.

Per finire, esiste anche la possibilità di partecipare a veri e propri “tornei in armaturadove vestire repliche di armature storiche e duellare proprio come i cavalieri di un tempo.

Ma attenzione: queste attività sono supportate dalla scuola solo per gli allievi che dimostrino impegno, abilità e dedizione, ci tiene a sottolinearlo il maestro.

Ma è difficile? Mi farò male?

Come tutti gli sport, bisogna essere in buona salute (con tanto di certificato medico) ed esserci un po’ portati: per quest’ultimo scopo, l’unico modo di scoprirlo è provare. Nonostante sia un’arte marziale, tutto viene fatto in condizioni di sicurezza, ma ovviamente un piccolo rischio di infortunio non è escludibile… esattamente come c’è il rischio di farsi male giocando a calcio o andando semplicemente a correre.

Come posso partecipare ai corsi?

Aaron ci fa sapere che il corso principianti 2015-2016 è apertissimo a nuove reclute, disponibili il martedì e il venerdì, già da ora fino a giugno: è necessario tuttavia contattare tempestivamente il maestro (riferimenti qui sotto) perché i corsi saranno chiusi a fine novembre/inizio dicembre, come numero di partecipanti.
Ovviamente ci sarà la possibilità di fare lezioni di prova, previo contatto col docente.

Potete chiedere informazioni direttamente ad Aaron Beltrami al numero di telefono 3337174513 oppure scrivendo un messaggio tramite la pagina Facebook.

In conclusione, la scherma storica è un modo di fare sport divertente e che stimola l’agonismo, oltre a farci immergere nel medioevo riassaporando l’arte di duellare con la spada come i cavalieri medievali o i gentiluomini del ‘500. 🙂

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