Il nuovissimo trailer italiano per Star Wars episodio VII

Senza troppi giri di parole, ecco un altro argomento di cui si sta parlando tantissimo: il nuovissimo trailer per “il Risveglio della Forza” in uscita il 16 dicembre. Manca ormai pochissimo per vedere se J. J. Abrams è riuscito a superare il maestro, non Jedi ma Lucas. 🙂

Cliccate sull’immagine qui sotto per il trailer italiano!

Cattura

Suburra: riuscirà Sollima a bissare il successo di “Gomorra – la serie”?

SuburraFilm.jpgUna scena del film: “SuburraFilm” di Errixhttp://www.youtube.com/watch?v=bn6A5eivvu8.
Con licenza Copyrighted tramite Wikipedia.

Ci ha abituati veramente bene Stefano Sollima, regista italiano di grande talento e figlio d’arte (suo padre firmò la serie di Sandokan). Prima ci ha dato Romanzo Criminale – la serie e poi è riuscito a superare sé stesso con la serie di Gomorra, esportata anche all’estero, connubio con le opere letterarie del magistrato De Cataldo e Roberto Saviano.

E’ riuscito con Suburra, al cinema in questi giornia raccontare le vicende che poi sarebbero sfociate nell’inchiesta “Mafia Capitale“?

Con 1992 e le precedenti serie citatefinalmente la fiction italiana si sta occupando di attualità con meno vergogna del passato. Ancora si inquadrano i protagonisti reali da dietro, spesso non si citano nemmeno, ma finalmente se ne parla.

Ma veniamo al film. Suburra è un film purtroppo rappresentante una battuta d’arresto per il brillante regista che non ha mai frequentato accademie ma solo sfruttato il suo talento.

Il primo tempo è lentissimo e “introduttivo” e fa venire voglia di desistere. Il secondo tira su il film, ma non riesce a fargli superare la sufficienza. Perché? Suburra è un cocktail tra Gomorra e Romanzo Criminale, appunto. E’ un riciclo di idee e storie già padroneggiate dal regista, che avremmo voluto vedere cimentarsi in qualcosa di nuovo. Invece assistiamo al solito “guappo” che vuole fare carriera nel mondo della mala, al boss incazzoso, all’impotenza/connivenza dei parlamentari, alle donne relegate al ruolo di corpi da sesso. Il finale poi è assolutamente non all’altezza.

A volte penso solo che Sollima dovrebbe cambiare “latitudine” e iniziare a raccontare il marcio anche del Nord-Italia, staccandosi da Lazio e Campania: una criminalità che usa meno la violenza fisica ma che sa essere ugualmente spietata.

Il vero sucesso di Suburra, però, sta in quasi tutto il suo cast, davvero ottimo.
Elio Germano è un PR debole e viscido, interpretato magistralmente. Pierfrancesco Favino, ormai titanico, ha tutta la sicurezza dell’attore che è apprezzato anche all’estero e ci consegna un parlamentare di centrodestra fin troppo credibile (il film termina infatti il 12 novembre 2011, prima delle dimissioni di Berlusconi e l’inizio del governi Monti). Adamo Dionisi è Manfredi, un capoclan rom voglioso di successo, gli Anacleti, che viene paragonato da alcuni ai Casamonica, aventi origini nomadi. Un cameo breve ma intenso di Antonello Fassari è la ciliegina sulla torta. Bravo anche Alessandro Borghi, il “numero 8“, forse un po’ troppo sopra le righe.
Un po’ in ombra il cast femminile, relegato in ruoli non indimenticabili, e anche l’ormai stagionato Claudio Amendola (qui in una rivisitazione di Carminati, ex-banda della Magliana) che non riesce mai a uscire dallo stereotipo del romanaccio di borgata, per cui viene chiamato ormai per interpretare solo quello.

Suburra è un film che stenta a decollare e che non lascerà il segno, ma forse servirà a fare “osare” sempre di più gli sceneggiatori italiani a raccontare il marcio del paese.

Selfie: il trionfo della solitudine multimediale?

selfieSelfie: tutti sanno cos’è. Abbreviativo di “self-portrait“, l’autoritratto esiste tuttavia da quando c’è la fotografia, per fini pratici. Il selfie è una foto che vogliamo scattarci ma siamo da soli. Soli…

Mi viene da pensare che il selfie sia davvero un segno della solitudine multimediale in cui ci siamo rifugiati dall’avvento dello smartphone, coincidente con la diffusione dei social network, il nuovo modo di esibizionismo-voyeurismo a cui ci siamo abituati con piacere quasi autoerotico.

Sono molti i post e le foto che ironizzano sul nostro attraversare la strada senza guardare e stando curvi con in mano il telefono, fotografare tragedie senza rispetto alcuno per le vittime o usarlo quando stiamo guidando. I medici poi si sbizzarriscono illustrando dati sull’incremento delle patologie della colonna vertebrale cervicale, un po’ come fu per la “tendinite da mouse” diffusasi dopo l’avvento di Windows ’95 e la conseguente informatizzazione forzata del lavoro.

Qualcosa di vero c’è: siamo tutti molto virtuali, tutto fumo e niente arrosto, facciamo commenti da accapponare la pelle sui social ma ci esponiamo sempre meno dal vivo… E il selfie è un po’ un prodotto della cultura digitale.
Oggi ci sono diversi tipi di selfie:

  • a volte il selfie solitario è una voglia irrefrenabile: vogliamo a tutti i costi dimostrare che siamo in un bel posto o siamo vestiti in maniera particolarmente appariscente, insomma mostrare a tutti il successo della nostra vita. Questo è quello che io ritengo più “amaro”: è quello del “sono da solo ma mi diverto lo stesso” oppure “sbavate dietro di me“, “guardate com’è bella la mia vita rispetto alle vostre da perdenti” e cose del genere. Questo sembra più a tratti un sintomo, un grido di aiuto mascherato più che uno sfoggio di superbia.*

*(Togliamo le modelle che sono a caccia di consenso per lavoro, come la tanto acclamata Lucia Javorčeková che ha trovato negli assatanati italiani la sua claque per ottenere uno sproposito di like, tetta dopo tetta e selfie dopo selfie. Concedendo simpatia e l’immagine del suo corpo alla pagina “Commenti memorabili“, si è consacrata a idolo degli onanisti del bel paese e ogni suo selfie è una pioggia di contatti, like e… beh avete capito. Ma questi sono casi più che isolati).

  • Il selfie di gruppo è meno asociale, ma sempre con una puntina di solitudine: una volta si facevano più foto di gruppo dove il fotografo si scambiava “per rimanere tutti nella foto“. Adesso è di certo più pratico produrre un’immagine meno bella dal punto di vista artistico (dove tutti i partecipanti sembrano cammelli visti col fisheye), ma dove ognuno sia presente. Non importa più lo sfondo, l’espressione del viso… l’importante è esserci, hic et nunc, anzi tag & now: se non ci sei, sei outQuesta smania di apparire mi fa di nuovo riflettere, posto che molte volte mi sono prestato anche io. Forse sono troppo serioso ed è solo voglia di produrre un ricordo “scemo” della giornata, però…
  • Il selfie di coppia è frutto di praticità, certo, ma a volte di volontà di mostrare agli altri a tutti i costi cosa stiamo facendo, nonché il sacrosanto diritto di produrre ricordi di coppia, ci mancherebbe.
    Ma per farlo, non vorrai mica dare il tuo telefono da 800 euro in mano a uno sconosciuto con l’immancabile “scusi, ci fa una foto?“… non si capisce il perché, dato che prima gli si cedeva una fotocamera da 500-1000 euro, ben più facilmente rivendibile al mercato nero… ma il furto del cellulare è anche un furto di dati e foto private e ormai il valore economico è quasi secondario.
    Tornando alla coppia, possiamo assolvere tale pratica, sempre che il selfie non finisca postato su tutti i social in maniera ripetuta, a caccia di like e per suscitare invidie. Meglio selezionarli e tenere il grosso nel proprio archivio privato, forse. Uno ogni tanto, come un buon bicchiere di vino, dovrebbe essere la regola.

E poi parliamo del Selfie Stick: questo è il segno che si può fare business con le mode in ogni maniera. Non vuoi far vedere che ti sei scattato da solo una foto come uno sfigato? Vuoi finalmente prendere anche lo sfondo e non solo la panoramica delle tue carie? Eccoci qua! Con 5 euro dai cinesi puoi acquistare la gabola definitiva. E devo ammettere che, pur essendo io un anti-selfie, quando sei in giro e vuoi fare una foto che comprenda il panorama e il tuo faccione, questo è un ottimo metodo, specie per le foto di coppia.

Insomma che cos’è il selfie per me? Una moda frutto dei tempi, di certo non da condannare  a priori, ma da eseguire con una certa “etica”: niente ostentazioni inutili, niente richiami di aiuto, solo la volontà di farsi una foto meno “artistica” e più fonte di ricordi.

Detto questo mi sento in obbligo di pubblicare un mio selfie recente:

selfie fabre...

Nuovo capitolo del racconto!

calebprovv1Caleb Sigà ha un nuovo capitolo online!

Avevamo lasciato il povero marinaio in una sala gremita di dignitari, che dovevano decidere il suo destino. Sarà stato quello che abbiamo temuto nelle ultime righe?

Leggi online qui sul blog la nuova parte del racconto oppure fallo via Wattpad!  E’ gratis! 🙂

Ricordo che Caleb Sigà è un racconto redatto dal sottoscritto, che potete leggere a puntate qui su LorenzoFabre.com! E’ una versione rivisitata e ambientata nel mio “mondo” dell’avventura di Scipione Cicala, il marinaio genovese che… beh andate a leggere! 🙂

“Il Giorno del Male” a soli 99 centesimi!!!!

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Carissimi, vi segnalo una promozione che riguarda il mio romanzo “Il Giorno del Male“, che dal 01 ottobre 2015 dimezzerà il suo prezzo di vendita, passando a soli 99 centesimi di euro! 🙂

Disponibile in formato eBook su diversi store quali Amazon, Apple iBooksLaFeltrinelli, Kobo Books, Google Play e tanti altri !!!

Il Giorno del Male” è il mio primo romanzo, ambientato in una sorta di Genova medievale immaginata da me, che per l’occasione si tinge di elementi fantastici come la magia. E’ la storia di Valen Galron, membro dell’ordine dei Crociati di Sant’Isior, e della sua lotta contro una setta segreta, quella dei Necromanti, in ascesa per prendere il potere cittadino.

Dal 01 ottobre al costo di un semplice caffè 🙂

Buona lettura!

Nuovo capitolo online per Caleb Sigà!

calebprovv2Carissimi, ecco il nuovo capitolo delle avventure di Caleb Sigà!
Ora finalmente capiremo che cosa è successo al povero marinaio lenvare dopo l’incontro con le galee dei khalimici…

Quando il racconto sarà terminato, intendo pubblicare anche una riflessione e spiegazione approfondita sui motivi che mi hanno spinto a scriverlo in questo particolare periodo storico.

Link diretto al capitolo nuovo: https://lorenzofabre.com/storie-dal-continente/caleb-siga-racconto/caleb-siga-capitoli/7/

altrimenti, ecco la pagina dove leggere tutto il racconto finora pubblicato:  https://lorenzofabre.com/storie-dal-continente/caleb-siga-racconto/caleb-siga-capitoli/

Il racconto è anche disponibile integralmente sul sito Wattpad, un aggregatore di racconti e romanzi gratuiti.

ILicenza Creative Commonsl racconto è gratuito e rilasciato con licenza Creative Commons CC-BY-NC-ND, quindi potete condividerlo liberamente purché senza fini di lucr0 e attribuendomi la paternità, aggiungendo un link al mio sito! 🙂

Buona lettura!

Miss, mia cara miss… Ma l’hai ascoltata la tua bisnonna?

Miss Italia ....
 Miss Italia 1942…. Posted by Quink on Lunedì 21 settembre 2015
Lo saprete tutti, immagino: la neoeletta Miss Italia, al secolo Alice Sabatini, ha risposto alla domanda di Claudio Amendola “in quale epoca vorresti vivere”, di voler tornare al ’42 per vivere la guerra, “tanto so’ donna, aò, er militare mica lo dovevo fà“.

Il web si scatena crocifiggendola, ovviamente: ignorante, capra, mandatela in Siria, in India al posto dei Marò…
Si citano alberi genealogici evocati giusto al cenone di Natale (“mio nonno era partiggiano portami via” – “mia nonna era della Repubblica di Salonicco” – “mio prozio era quello che ha tirato la bombatomica su Fukushima“)…
Alcuni, non avendo parenti decorati al v.m. o avendoli parcheggiati da tempo in casa di riposo, si attaccano a quello che possono e le dicono pure che è un cesso, che non doveva vincere ecc.
L’Italia, si sa, è un popolo di santi, poeti, allenatori da pay tv e opinionisti. E blogger, aggiungo io 🙂

Ma la risposta della neoeletta miss, che non ha nemmeno vent’anni, non è tanto diversa da quella che centinaia di suoi coetanei avrebbero dato, magari in maniera anche peggiore (“vorrei tornare al tempo del nazismo per picchiare i comunisti e bruciare gli ebrei / vorrei tornare al tempo della guerra per fare il partigiano e impiccare i fascisti a testa in giù”). Bimbiminkia da Call of Duty che, in guerra, non sarebbero durati cinque minuti e avrebbero riempito le fosse con i loro capelli arruffati, in un selfie pre-morte.

Ieri arriva la replica della miss, che recita pressappoco così: “Mi sono spiegata male: mi sarebbe piaciuto essere come la mia bisnonna, che è ancora viva e mi parla sempre della seconda guerra mondiale.

Allora mi sento di consigliare ad Alice, invece che insultarla come il resto del web, di andare proprio da quelle (ormai poche) persone come la sua bisnonna che erano vive e presenti durante la guerra, donne soprattutto, a chiedere loro come si vivesse sotto le bombe angloamericane, con le sirene antiaeree, gli stupri, i rastrellamenti delle SS, le rappresaglie dei partigiani, le deportazioni, l’assenza di cibo.
E dire che di film sull’argomento ne hanno fatti: meglio ascoltare chi ancora è testimone oculare e che presto, col tempo, non ci sarà più.

Ma se non avesse tempo, la cara Alice, di fare questo sforzo e se sua nonna non fosse riuscita a raccontare bene, ecco un estratto di questo articolo che descrive quello che voleva dire “essere donna nel ’42”:

“La vita quotidiana femminile in questi primi anni di conflitto venne scandita soprattutto dalla ricerca di generi alimentari. A differenza di quello che accadde nella prima guerra mondiale, vista la grande carestia, le madri e mogli si spinsero anche al di fuori del loro ambiente tradizionale, viaggiando fino ai territori di campagna, alla ricerca disperata di cibo, fino a ricorrere spesso anche al mercato nero.
Quando gli alleati iniziarono a risalire la nostra penisola però, la guerra vera e propria iniziò anche per le donne. Sembrava non esistere più una differenza sostanziale tra fronte militare e fronte civile. Intere famiglie venivano bombardate e uccise anche nelle loro dimore. La vita in casa divenne insostenibile, quasi come in trincea. Fu così che anche le donne vennero in contatto con gli orrori della guerra.”

E ancora:

“La vita si fece terribile sia per coloro che vivevano nel Nord Italia, occupato dai fascisti, sia per coloro che vivevano nel Sud Italia, sotto l’occupazione alleata. Infatti anche le donne che abitavano nel Mezzogiorno dovettero sopportare angosce e orrori tremendi: non solo la mancanza di generi alimentari, ma anche i soprusi e gli stupri commessi dalle truppe alleate. E le vittime spesso erano perfino donne molto anziane e ragazze giovanissime.”

Cara Miss, se devi essere esempio per tutte le tue consimili, cerca di non rispettare il cliché della sciacquetta ignorante, non assurgere a esempio negativo.
Fai vedere che sei di più che un paio di gambe e non fare un assist a tutti i vecchi che, grazie alla tua sparata, potranno dire “non ci sono più i giovani di una volta” o più genovesemente: “… ca vegna ‘na bèla guèra, ca te sistemma de lungu…

Presentazione libri “Fantaligustico” e “La Cattiva Strada” (Genova/Brescia)

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Carissimi, vi inoltro due presentazioni di antologie davvero interessanti!

  1. a Genova, l’evento per la presentazione dell’antologia “Fantaligusticoa cura dello scrittore Claudio Asciuti, già vincitore del premio Urania;
  2. a Brescia, viene presentata l’antologia “La cattiva strada a cura di Gian Filippo Pizzo, autore molto attivo sulla fantascienza.

Riporto una descrizione su Fantaligustico, una antologia di storie ambientate in Liguria, dalla pagina dell’evento:

“Storie d’ombre e di misteri fra le gallerie ferroviarie e gli oliveti delle Cinque Terre, lungo la Via del Sale, nella Genova del ‘700 o nel centro storico degli anni Quaranta… Una Liguria come non l’avete mai pensata nelle parole degli undici autori di FantaLigustico (Liberodiscrivere), a cura di Claudio Asciuti, presentati in libreria da Anna Chieregato. Un’antologia di autori che tocca i generi del fantastico e i luoghi della Liguria in epoche e contesti diversi.”

La cattiva strada, invece, raccoglie racconti di “crudeltà assortite”. Ne ho letti un paio e posso dirvi che merita davvero. Riporto dalla pagina dell’evento:

“Diciotto storie di vari generi letterari, unite dal filo rosso della crudeltà coniugata nelle sue molteplici forme. “Molti dei racconti hanno una caratteristica comune. Sono ‘cattivi’, raccontano brutte storie, hanno personaggi infami, o una ambientazione crudele, sono imbevuti di perfidia: mostrano il lato oscuro”, scrive Gian Filippo Pizzo.”

Entrambi contengono racconti di Oskar Felix Drago, scrittore emergente che, se continua così, vedremo sempre di più sugli scaffali! 🙂